di Guido Keller –
E’ durato 4 ore l’incontro al Cremlino tra il presidente russo Vladimir Putin e l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff.
Non è del tutto noto quanto i due si siano detti, ma i canali russi hanno riportato che Witkoff abbia informato Trump del fatto che per arrivare al cessate-il-fuoco definitivo dovranno essere cedute alla Russia le regioni russofone occupate di Kherson, Zaporizhia, Lugansk e Donetsk, oltre ovviamente al riconoscimento definitivo della Crimea.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha definito l’incontro un “altro passo nel processo di negoziazione verso un cessate-il-fuoco e un accordo di pace definitivo”. Ha anche osservato che “Il presidente Trump è stato molto chiaro sul fatto che è stato continuamente frustrato da entrambe le parti di questo conflitto”.
L’altro inviato speciale di Trump per il conflitto, il generale Keith Kellogg, ha spiegato che intendeva “zone di resilienza post cessate-il-fuoco” quando sul Times si è riferito alla spartizione dell’Ucraina in zone “come si era fatto a Berlino”, tra le quali “vi sarebbero le forze ucraine e una zona smilitarizzata”.
Ha comunque precisato che gli Usa non invierebbero truppe.
Intanto, dopo l’ennesima notte di attacchi di droni da entrambe le parti, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere che l’adesione alla Nato rimanga in agenda, per quanto sia proprio questo il motivo principale alla base del conflitto.