Ue. Social tra censura e democrazia: ‘Definire diritti, obblighi e garanzie’

di Mariarita Cupersito –

L’assalto al Congresso dello scorso 6 gennaio costituisce un grave attacco alla democrazia americana, ma è destinato ad avere un notevole impatto anche sulla vita politica e civile di tutte le democrazie occidentali, a cominciare dall’annosa questione della libertà d’espressione online: a seguito di quanto accaduto infatti Facebook e Twitter hanno sospeso i profili social di Donald Trump e Amazon Web Services, il più grande host al mondo, ha rimosso dai suoi server il social network Parler, piattaforma senza censura che aveva ottenuto un grande successo tra i suoi utenti.
Numerose le critiche da tutto il mondo contro le decisioni adottate colossi del web, inclusa l’Unione Europea: il commissario Ue per il mercato interno Thierry Breton ha espresso perplessità sulla legittimità di tali azioni e la cancelliera tedesca Angela Merkel ha definito “problematica” la chiusura delle pagine social, ritenendo inammissibile che soggetti privati decidano della libertà d’espressione online.
“Il fatto che un Ceo possa staccare la spina dell’altoparlante del presidente degli Stati Uniti senza alcun controllo e bilanciamento è sconcertante”, ha dichiarato Breton in un editoriale pubblicato su Politico.eu e su Le Figaro. “Non è solo una conferma del potere di queste piattaforme, ma mostra anche profonde debolezze nel modo in cui la nostra società è organizzata nello spazio digitale”.
Breton prosegue sostenendo che le piattaforme “non saranno più in grado di sottrarsi alle loro responsabilità per il loro contenuto. Proprio come l’11 settembre ha segnato un cambio di paradigma per gli Stati Uniti, se non il mondo, ci saranno, quando si parla di piattaforme digitali nella nostra democrazia, un prima e un dopo l’8 gennaio 2021”, data in cui Twitter ha sospeso l’account di Trump. “Quella data rimarrà come riconoscimento da parte delle piattaforme della loro responsabilità editoriale e del contenuto che trasmettono. Una sorta di 11 settembre nello spazio informativo”.
La responsabilità dei social network per i contenuti condivisi dagli utenti è oggetto di discussione già da tempo, ma quanto accaduto a Washington a seguito dell’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca ha riportato in auge la questione evidenziando come la libertà d’espressione sia ormai condizionata più dai giganti del web che da interventi normativi in materia, con l’importante considerazione che fino ad oggi gli host non hanno mai dovuto giustificare le loro azioni in chiave politica.
La ragione di quanto accaduto può rintracciarsi nel timore per Twitter & co. di essere ritenuti responsabili sul piano civile e penale per eventuali episodi di violenza organizzati attraverso le loro piattaforme, con particolare attenzione alla data prevista per l’insediamento di Biden; tale timore li avrebbe spinti ad agire prima del 20 gennaio, così come Aibnb starebbe bloccando le prenotazioni per Washington da parte di persone che aderiscono a movimenti che inneggiano all’odio e alla violenza.
Per Breton, che lo scorso dicembre ha presentato il progetto di legislazione europea (il Regolamento sui servizi digitali e il Regolamento sui mercati digitali) per porre un freno agli abusi da parte dei colossi del web, “questi eventi dimostrano che non possiamo più stare a guardare e fare affidamento solo sulla buona volontà delle piattaforme. Dobbiamo stabilire le regole del gioco e organizzare lo spazio informativo con diritti, obblighi e garanzie chiaramente definiti”, ha dichiarato. “L’Unione Europea e la nuova amministrazione Usa avranno interesse a unire le forze, come alleati che sono del mondo libero”.