di Paolo Menchi –
Il primo turno delle elezioni dell’Uruguay ha indicato soprattutto come, a differenza di quanto successo in passato in Brasile e in Usa (e che a brevissimo succederà di nuovo), l’elettorato non si è spaccato in due poli diametralmente opposti. Infatti i due candidati che hanno raggiunto il ballottaggio non sono poi così politicamente lontani, il che dovrebbe rendere al vincitore più facile governare.
Il prossimo 24 novembre l’Uruguay affronterà un’elezione decisiva con il ballottaggio presidenziale tra Yamandú Orsi, candidato del Frente Amplio ed ex-sindaco di Canelones, e Álvaro Delgado, rappresentante del Partito Nazionale e attuale governo di centrodestra.
La prima tornata elettorale, che si è svolta il 27 ottobre, ha visto Orsi in testa con il 43,7% dei voti seguito da Delgado con il 26,9%. Questi risultati, sebbene indichino una chiara differenza tra i candidati, lasciano aperta l’incognita sul risultato del secondo turno, proprio perché entrambi rappresentano visioni più centriste in un contesto politico globale spesso polarizzato.
Nonostante siano candidati dei due principali blocchi politici in Uruguay, Orsi e Delgado condividono una serie di somiglianze nelle loro proposte di governo. Entrambi concordano sulla necessità di affrontare la povertà infantile, un problema che colpisce il 20% dei bambini di meno di sei anni inoltre vogliono la universalizzazione dell’istruzione primaria e l’aumento dell’offerta di scuole pubbliche a tempo pieno.
Le strategie di entrambi prevedono cambiamenti graduali per cercare di mantenere la stabilità politica e sociale del paese, piuttosto che promesse radicali che potrebbero destabilizzare il sistema.
La sociologa Mariana Pomiés sottolinea che le transizioni concordate e gli approcci moderati sono stati cruciali per la democrazia uruguaiana. Storicamente, i candidati che hanno presentato proposte drastiche sono stati respinti, il che ha portato i politici a modificare le loro piattaforme per attrarre un elettorato più ampio.
L’esito del ballottaggio dipenderà in gran parte dagli elettori che hanno sostenuto altri candidati nella prima tornata. Andrés Ojeda, del Partito Colorado, ha ottenuto il terzo posto con il 16,1% dei voti. È probabile che la maggior parte dei suoi elettori si orienti verso Delgado, ma le alleanze non sono automatiche. La politologa Rosario Queirolo avverte che gli elettori dei partiti conservatori, come il Colorado, non si trasferiscono come un blocco verso il candidato di centrodestra.
Questo crea una dinamica interessante, poiché il Frente Amplio ha mostrato una tendenza a catturare più voti tra la prima e la seconda tornata nelle elezioni passate. La chiave saranno gli indecisi e coloro che hanno votato scheda bianca o per partiti minori, che possono avere un impatto significativo sul risultato finale.
I temi economici, come la disoccupazione e l’inflazione, sono tra le principali preoccupazioni degli uruguaiani, specialmente in un contesto di crescita moderata del PIL. Tuttavia la sicurezza pubblica è diventata un tema scottante, con un aumento notevole dei crimini violenti nel paese. Questo contesto ha portato entrambi i candidati a sottolineare in campagna elettorale la loro onestà e trasparenza, nel tentativo di distaccarsi dagli scandali di corruzione che hanno colpito il governo uscente.
Inoltre la campagna è stata segnata da un dibattito sulla politica internazionale, in particolare sul Venezuela, dove Delgado ha sfidato Orsi a qualificare il regime di Maduro come una dittatura.
Il dibattito obbligatorio tra Orsi e Delgado, previsto prima del ballottaggio, potrebbe influenzare la percezione degli elettori. L’esperienza di Delgado come parlamentare potrebbe giocare a suo favore, ma potrebbe anche mettere in evidenza le somiglianze nelle loro proposte, generando confusione tra gli elettori. Il politologo Adolfo Garcé avverte sui pericoli di una competizione elettorale che non riesce a delineare differenze chiare.
“Quando governo e opposizione convergono troppo, il senso della democrazia si perde”, afferma Garcé, sottolineando l’importanza che gli elettori sentano di avere opzioni distinte.