Uruguay. Muore nell’ambasciata italiana, forse ucciso da un poliziotto uruguaiano: la procura apre un’inchiesta

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La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per la morte dell’italiano Luca Ventre, di 35 anni. Imprenditore di origini lucane del ramo alimentare, il 1 gennaio alle ore 7.00 l’uomo si è frettolosamente recato all’ambasciata italiana di Montevideo con degli incartamenti, ha suonato il campanello ma non gli è stato aperto, quindi ha scavalcato la recinzione. Le telecamere di video sorveglianza hanno ripreso Ventre mentre veniva immobilizzato da due guardie, nell’atto di scavalcare nuovamente il cancello per uscire: uno di loro lo ha tenuto per il collo con una tecnica chiamata “chiave di judo” per almeno 14 minuti, dopodiché ha perso i sensi ed è arrivato esanime in ospedale. Le immagini mostrano la vittima disarmata, tranquilla, che si ferma una ventina di minuti nel giardino della rappresentanza diplomatica. Tuttavia i filmati appaiono manomessi, alcune scene tagliate.
Da subito le guardie hanno presentato una ricostruzione discordante dei fatti, ma gli inquirenti vogliono ora capire cosa ci facevano due guardie locali di cui un poliziotto uruguaiano nel giardino dell’ambasciata italiana, che gode dell’extraterritorialità, come pure l’anomalo comportamento di Ventre, che il giorno di capodanno alle 7.00 di mattina ha scavalcato il cancello dell’ambasciata: perché tanta premura? Da chi fuggiva? Chi ha manomesso le immagini? Cosa contengono i documenti che l’imprenditore aveva con sé? Ma soprattutto: perché Luca Ventre è morto?