Usa. 357 milioni di armi in circolazione. Perché le lobby delle armi sanno pesare al Senato e al Congresso

di C. Alessandro Mauceri –

Armi USA grandeArmi USA grandeNei giorni scorsi il candidato alla presidenza degli USA, Donald Trump, ha detto di voler incontrare la National Rifle Association (Nra), la potente lobby americana a favore delle armi da fuoco per discutere dello scottante tema riguardante l’uso o meno delle armi.
Negli Usa, a fronte di una pressione mediatica sempre più forte ogni volta che si verifica una strage (l’ultima quella di Orlando, 50 morti), raramente si analizzano i numeri di questo problema.
Mentre l’attenzione degli elettori viene deviata sulle dichiarazioni dei maggiori candidati, con Hillary Clinton che dopo i fatti di Orlando ha affermato che non si deve “cadere nella trappola della lobby delle armi” e che non si può credere alle tesi di Donald Trump per il quale per evitare le stragi bisogna armare i “buoni ragazzi” americani, la situazione è molto più grave di quanto si pensi all’estero.
A cominciare dalla quantità di armi regolarmente possedute negli Usa: 357 milioni per una popolazione di 318,9 milioni di cittadini (dati report del Congressional Research Service). In altre parole negli Usa circolano regolarmente più armi che persone, inclusi vecchi e bambini.
Le conseguenze sono prevedibili: nei primi 154 giorni del 2016 le sparatorie con gravi conseguenze (“mass shooting” ovvero conflitti a fuoco con morti e feriti) sono state 144. Questo significa che il caso di Orlando per quanto grave non è un evento isolato, ma solo l’ennesimo caso di abuso delle armi.
Una situazione ben nota agli esperti. Kieran Healy, sociologo presso la Duke University, ha dimostrato che i decessi causati da confilitti a fuoco negli Stati Uniti sono di gran lunga maggiori rispetto a quelli che avvengono negli altri paesi dell’OECD, anche se negli ultimi anni, la situazione è migliorata: il picco risale agli anni Settanta.
Ma la cosa più assurda è che il possesso e l’uso delle armi, anche di quelle quasi da guerra, è ormai considerato normale. L’arma con la quale Omar Mateen ha ucciso una cinquantina di persone in Florida e ne ha ferite gravemente altrettante è il fucile d’assalto AR-15. una versione vendibile dell’arma d’ordinanza delle truppe americane in guerra in tutto il mondo. Ebbene recentemente un concessionario di automobili usate del New Hampshire ha offerto uno di questi fucili d’assalto “in omaggio” a ogni nuovo cliente: “Buy a car, get an AR” (compra una macchina e avrai un AR), il suo slogan.
La giustificazione è stata quella che da anni si sente ripetere ai fautori della liberalizzazione dell’uso delle armi, cioè che “La risposta delle persone è stata estremamente positiva. Io credo solamente che a prescindere da sesso, politica, religione e razza, ognuno di noi abbia il diritto di difendersi. E avere un’arma che sai come utilizzare responsabilmente ti mette sullo stesso livello di chiunque voglia attaccare te e i tuoi cari”.
Niente di più falso: la verità è che la maggior parte della armi da fuoco che circolano negli Usa sono nelle mani di pochi. Secondo il Congressional Research Service, il 20% dei possessori possiede il 65% delle armi.
Il fatto è che il mercato di armi e armamenti negli Usa è quanto mai prospero e potente. La lobby dei produttori di armi spende ogni anno cifre esorbitanti per fare pressione sui media e sul Congresso. Secondo alcune fonti, solo nel 2014 per influenzare le decisioni del Congresso sarebbero stati spesi oltre 12 milioni di dollari. E le industrie produttrici di armi non hanno lesinato nel sostenere entrambi i candidati alla presidenza degli Usa.
I membri del Congresso non hanno perso tempo per mostrare la propria gratitudine: in barba alle stragi che si ripetono quotidianamente e alle lacrime in diretta del presidente uscente, sono state bocciate le leggi che prevedevano l’introduzione di regole più severe per la vendita di armi. Le quattro misure, due presentate dai Repubblicani (che godono della maggioranza al Congresso) e due dai Democratici, prevedevano il divieto di acquistare armi per gli americani inseriti nelle liste dei sospetti dell’Fbi o sull’elenco di quanti non sono autorizzati a salire su un aereo, ma anche controlli più severi sui precedenti criminali e su persone con disturbi mentali. Alla fine a vincere sono state le pressioni esercitate dalle lobby delle industrie che producono armi.