di Maurizio Delli Santi * –
Diversi osservatori avevano tacciato di incertezza l’esordio della presidenza Biden, ma il discorso dei primi 100 giorni ha dipanato molti dubbi sulle scelte di campo del leader democratico. È infatti Biden stavolta è stato netto nel dichiarare quale priorità della sua azione di governo l’obiettivo di ridare fiato alla middle class lavoratrice, quella più provata dalla crisi economica e sociale. “Wall Street non ha costruito questo Paese, l’hanno costruito il ceto medio e i lavoratori” ha detto Biden annunciando il suo American Jobs Plan, l’ambizioso piano di investimenti che prevede destinazioni allo sviluppo delle infrastrutture per 2.300 miliardi di dollari, e aiuti alle famiglie per altri 1. 8oo miliardi. Ricordando l’appello che Franklin Roosevelt rivolse alla nazione per “ripristinare la fede del popolo nella nostra democrazia” attraverso la risposta economica, Biden ha chiarito che la sua azione di governo è volta a ridurre le disparità di reddito negli Stati Uniti e a creare le condizioni per una ripresa economica che produca i suoi effetti soprattutto sulle future generazioni.
Da qui l’annuncio di piani economici che prevedono la destinazione di risorse prima di tutto sull’ hardware dell’economia, quella che si tocca con mano e produce cose e posti di lavoro concreti, gli interventi sulle infrastrutture: ammodernando le reti stradali e ferroviarie, i ponti, le condutture delle varie linee di servizio “potrà essere garantito che ogni bambino possa aprire il rubinetto ed essere certo di bere acqua pulita”. Ma soprattutto – ha sottolineato Biden – in tal modo potrà essere ricostruito il ceto medio dei ‘blue collar’ americani: il 90% di nuovi lavori che verranno creati non richiederanno la laurea. Sono previsti anche investimenti per la banda larga anche questo con un obiettivo concreto che è quello di portare internet ad alta velocità al 35% degli americani delle zone rurali che ancora non l’hanno.
L’altra guideline della politica economica è un piano da 1,800 miliardi di dollari da destinare alle risorse per le famiglie, rafforzando l’assistenza all’infanzia, l’apparato delle scuole materne, l’istruzione garantita con due anni di community college gratuiti, e introducendo misure previdenziali e per l’assistenza sanitaria gratuita per le famiglie, che vedranno anche ingenti sgravi fiscali per i redditi medio bassi.
L’anima del partito democratico più” a sinistra” – che ovviamente ha suscitato le ostilità dei repubblicani, ma non solo – si è poi rilevata nell’altra linea d’azione indicata da Biden, la rivisitazione dei criteri di tassazione, che saranno incentrati sulla scelta di colpire i redditi più alti. ” Non imporrò alcun aumento sulle persone che guadagnano meno di 400 mila dollari” ha precisato. E poi “È arrivato il momento che le corporation e l’1 per cento dei più ricchi d’America paghino il dovuto” ha precisato Biden, rifacendosi allo slogan dell’1 per cento della sinistra americana, e citando uno studio dell’Institute on Taxation and Economic Policy per cui il 55% delle corporation lo scorso anno avrebbero pagato “zero tasse” su oltre 40 miliardi di utili. “E molte aziende – ha aggiunto – hanno evaso il fisco attraverso paradisi fiscali, dalla Svizzera alle Bermuda alle Cayman”. Il presidente ha quindi sottolineato come “la pandemia ha peggiorato la situazione, perché mentre 20 milioni di americani hanno perso il lavoro, i 650 miliardari in America hanno visto la loro ricchezza aumentare di oltre mille miliardi di dollari. È ora di fare qualcosa”. Nella sostanza, la nuova tassazione dovrebbe prevedere il ritorno alla aliquota del 39,6 % per i redditi superiori al milione, che la presidenza Trump aveva ridotto al 37%, e l’incremento della tassazione per le corporation dal 21% al 28%.
Il Presidente ha quindi tenuto a rimarcare che gli effetti della ripresa economica potranno riverberarsi sul piano globale. “Siamo in competizione con la Cina e altri paesi per vincere il 21°secolo” ha ricordato Biden, sottolineando come “tutti questi investimenti rafforzeranno il potere economico dell’America e garantirà la produzione di più prodotti negli Stati Uniti”. E con riferimento alle prospettive delle future relazioni internazionali americane Biden ha lanciato anche un messaggio che sembrerebbe diretto a Vladimir Putin e Xi Jinping: “Non vogliamo conflitti o escalation”, ha assicurato, sottolineando però come “la democrazia è l’essenza dell’America e gli autocrati non vinceranno”.
Il Presidente Biden ha poi lanciato una forte esortazione agli americani di andare a vaccinarsi, ricordando che il 90% degli americani ha un centro di vaccinazione a disposizione entro le cinque miglia e che tutti dai 16 anni in su possono ottenere il vaccino. Il monito è stato necessario perché i dati ufficiali dicono che solo il 30% degli americani è vaccinato, e i sondaggi mostrano una resistenza persistente e un disinteresse per la vaccinazione nella popolazione statunitense.
Biden ha poi affrontato il tema dell’attesa riforma della polizia ricordando la triste vicenda di George Floyd: “Abbiamo visto il ginocchio dell’ingiustizia sul collo dell’America afroamericana. Ora bisogna voltare pagina, è il Paese che lo vuole”. Ha quindi esortato il Congresso a varare il progetto di legge George Floyd Justice in Policing Act entro il mese prossimo, che vedrà l’anniversario della morte dell’afroamericano. Il provvedimento prevede in particolare misure che dispongono il divieto di particolari tecniche di contenimento, l’abrogazione delle attuali estese condizioni di non punibilità nell’uso delle armi da parte della polizia, la configurazione non solo del dolo ma anche della colpa grave nei reati di violenza compiuti dagli agenti, nonché misure relative alla formazione e alla riduzione degli assetti “militarizzati” delle forze di polizia. La riforma prevede anche l’attivazione di inchieste della Divisione per i diritti civili del Dipartimento di Giustizia sui dipartimenti di polizia e la dotazione individuale ai poliziotti di bodycam che consentiranno la registrazione e il controllo da remoto degli interventi.
Il programma di Biden susciterà sicuro interesse nella middle class americana, che evidentemente è la più numerosa e la più critica, perché è la più provata economicamente ed ha visto proprio al suo interno esplodere quelle aree di contestazione e sfiducia che hanno portato anche all’assalto di Capitol Hill. Certamente il piano economico al centro della politica di Biden appare di chiara impostazione democratica e richiama i principi del New Deal, il piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d’America a partire dal 1929. Ma è anche un ritorno ai principi della più tradizionale economia keynesiana, in base alla quale la spesa pubblica può essere incrementata, anche con misure di sostegno al reddito delle famiglie, purché sia correttamente finalizzata agli investimenti per il potenziamento di infrastrutture e servizi, favorendo quindi miglioramenti nei livelli di occupazione e nella distribuzione del reddito.
Su queste ipotesi ora occorrerà vedere se al Congresso le proposte di Biden riusciranno ad ottenere la maggioranza, tenuto conto delle opposizioni dei repubblicani e di quanti rappresentano, anche nel partito democratico, gli interessi di qualche potente lobby che potrebbe sentirsi penalizzata in particolare dai nuovi criteri di tassazione e dalla restrizione del mercato delle armi. Per ora un sondaggio della CNN avrebbe stimato che il 53% degli americani è a favore della politica del nuovo presidente. Siamo quindi di fronte a una grande sfida, che si presenta ancora con molte incognite. Ma quello che conta ora, per dirla con Biden, è che “l’America è tornata in movimento”.
* Membro della International Law Association, Associazione Italiana Giuristi Europei, Associazione Italiana di Sociologia.