Usa. Clima: prime ammissioni sui cambiamenti dovuti all’uomo

di C. Alessandro Mauceri

Che le teorie del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e dell’ESA sulle cause del surriscaldamento globale non avessero alcun fondamento scientifico non è una novità. Centinaia di studi indipendenti hanno tuttavia dimostrato il legame che esiste tra emissioni di CO2 e innalzamento delle temperature medie del pianeta.
Nei giorni scorsi a ribadire questa tesi è stato il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia degli Stati Uniti che si occupa principalmente di meteorologia: l’ultimo rapporto pubblicato dal NOAA, con la collaborazione di dodici agenzie governative, ha confermato che l’innalzamento delle temperature medie terrestri sono dovute prima di tutto alle emissioni di gas serra legate ad attività umane.
Nel rapporto dal titolo Climate Science Special Report si legge che “La Terra sta attraversando il periodo più caldo nella storia della civilizzazione e gli uomini sono la causa dominante dell’aumento della temperatura verificatasi dall’inizio del Ventesimo secolo”. “Negli ultimi 115 anni le temperature medie globali sono aumentate di 1,8 gradi Fahrenheit (1 grado Celsius), causando eventi meteo record e temperature estreme. Il trend globale e a lungo termine del riscaldamento è inequivocabile”, si legge, “non c’è una convincente spiegazione alternativa per attribuirne la colpa a qualcosa che non siano gli essere umani”.
Risultati detti e ripetuti mille volte, ma mai accettati dal nuovo inquilino della Casa Bianca che ha sempre ribadito di non voler rispettare l’accordo di Parigi sul clima e di essere pronto ad adottare una politica di deregulation in campo energetico e ambientale per rilanciare l’industria carbonifera nazionale e favorire l’occupazione (interventi che, secondo molti, interesserebbero proprio i luoghi dove il presidente ha ricevuto più voti durante le ultime presidenziali). E proprio per giustificare queste scelte, Trump aveva operato un brusco cambio al vertice dell’EPA l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, mettendo al vertice Scott Pruitt, il quale meno di un mese fa, ha dichiarato: “La guerra contro il carbone è finita”.
Ora, sorprendentemente, per la prima volta da quando Trump è alla Casa Bianca, gli USA sono stati costretti ad ammettere ufficialmente che a causare il surriscaldamento del pianeta è l’uomo: il rapporto è stato approvato da Gary D. Cohn, consigliere economico di Trump. Una dichiarazione che insieme ai contenuti del rapporto sono stati immediatamente scagliati contro l’amministrazione da molti ricercatori: “Questo rapporto conferma che le affermazioni dell’amministrazione ai più elevati livelli erano strane così come le politiche adottate”, ha dichiarato Philip B. Duffy, presidente del Woods Hole Research Center. “Sorge spontanea una domanda: da dove hanno le basi per le loro decisioni i membri dell’amministrazione? Ovviamente non le hanno prese dai loro stessi scienziati”.
Accuse che il portavoce della Casa Bianca, Raj Shah, ha cercato di minimizzare: “Il clima è cambiato e cambia continuamente. Come dice il Climate Science Special Report, l’intensità del futuro cambiamento climatico dipende in modo significativo da “alcune incertezze sulla sensibilità del clima della Terra””. Una dichiarazione diplomatica che non riduce di un grammo il peso dei numeri contenuti nel rapporto. Secondo i ricercatori dal 1980 al 2016, le catastrofi naturali influenzate dal cambiamento climatico come le alluvioni e gli uragani sarebbero costate al paese più di mille miliardi di dollari (circa 900 miliardi di euro) e potrebbero diventare più comuni in futuro. E questo soli negli Stati Uniti d’America.
C’è tuttavia chi ritiene che la decisione di sottoscrivere il rapporto dei giorni scorsi potrebbe essere una mossa strategica del governo: nei prossimi giorni si terrà un incontro internazionale dove dovrebbe essere discusso, tra l’altro, l’uscita degli USA dal protocollo di Parigi.