Usa. Coronavirus: Trump dà rassicurazioni, ma si rischia il collasso

di Guido Keller

Man mano che si concretizza l’epidemia del coronavirus negli Usa, il roboante Donald Trump smorza i toni. D’altronde l’emergenza si è ormai diffusa in tutti gli States, e la gravità della situazione non è certo monitorata da quei 23 tamponi per milione di abitanti o dai ricoveri in rianimazione, in un paese dove un’assistenza sanitaria adeguata è garantita solo per chi se la può permettere. Il “tenere basso il numero di casi di coronavirus in Usa” di Trump può essere letto sia nella volontà illusoria di tenere contenuti i contagi, sia nell’evidenziarne il meno possibile per non creare allarmismo sociale e magari mandare all’aria l’economia dell’”America first” a nove medi dalle elezioni. Un piano quest’ultimo che ha comportato importanti tagli a quel poco di assistenza pubblica e di primo intervento come il Medicare, rivolto agli over 65, e il Medicaid, che è gestito dai singoli stati e che interessa gli individui a basso reddito, ma in entrambi i casi per le cure primarie e basilari. Chi ha pochi mezzi acquista l’Obamacare (Aca), cioè un’assicurazione sanitaria con un prezzo agevolato, ma anche questa è andata incontro a tagli ed il numero di coloro che sono senza assicurazione sanitaria ha continuato a crescere, ed oggi sono fuori dall’assistenza medica e infermieristica interi gruppi sociali di meno abbienti, oltre che i molti immigrati clandestini.
Infettivologi, epidemiologi e accademici hanno firmato un appello per denunciare la pericolosità del dilagarsi del Covid-19, e c’è chi stima che i positivi potranno arrivare a 200 milioni su una popolazione di 350 milioni di abitanti, mentre i posti in terapia intensiva comunicati dall’American Hospital Association sono quasi 92mila. Stando alle proiezioni ne serviranno milioni.
Trump ha annunciato che due navi ospedale saranno inviate una sulla costa orientale, a New York, ed una su quella occidentale, ma ormai è corsa contro il tempo per preparare ospedali da campo ed aprire strutture in grado di rispondere all’emergenza.
Il presidente Usa ha annunciato la creazione di una task force e una serie di misure per sostenere l’economia in grado di liberare mille miliardi di dollari, ha assicurato che verranno protetti i posti di lavoro, che il pagamento delle tasse slitterà di tre mesi, senza interessi né penalità sino a un milione di dollari per i cittadini e 10 milioni di dollari per le aziende.
Wall Street ieri ha perso il 6%, una giornata nera complice il crollo del costo del petrolio a causa della diatriba all’Opec+ tra Russia e Arabia Saudita: il Brent al momento vale 26 dollari al barile, ieri aveva toccato i 22 dollari. Un prezzo troppo basso del costo del petrolio rende insostenibile l’estrazione dell’olio di scisto negli Usa, un colpo alla produzione che si va ad aggiungere al blocco delle grandi aziende.
Trump si trova così davanti a due emergenze dagli effetti incalcolabili: il possibile collasso del welfare e una crisi economica che potrebbe trasformarsi in breve nella recessione. Anche globale.