Usa. E’ il caso Cohen ad aver fatto saltare l’incontro di Trump con Putin?

di Filippo Sardella –

Lo scenario russo-ucraino seguito all’incidente sul Mare di Avoz si è ulteriormente caricato di tensione, tensione che agli occhi dei più attenti osservatori della crisi del Donbass, non era mai scesa a partire dal referendum sulla Crimea.
Le fasi della mai risolta crisi russo-ucraina sono molte, tra le più importanti e cruente si possono ricordare quella del “Rogo di Odessa”, quella “della battaglia dell’aeroporto di Donetsk” e per ultima la morte di Aleksandr Zakharchenko, l’ex elettricista divenuto nel novembre 2014 leader della Repubblica separatista di Donetsk, avvenuta il 31 agosto 2018 per un attentato ad opera del servizio di intelligence di Kiev nel tentativo di destabilizzare la regione orientale ucraina.
Dopo l’incidente del mare di Azov, il fatto che la Rada, parlamento ucraino, abbia quasi immediatamente approvato la legge 9338, che prevede nella sua attuazione finale l’attuazione della legge marziale solamente nelle 11 regioni ad est del paese con al durata di 30 giorni, desta qualche perplessità poiché il ricorso alla legge non appare come una misura necessaria ma anzi sembra coprire altre finalità.
Del resto la tempistica con la quale è avvenuto l’incidente è molto sospetta. L’Ucraina è uno Stato in guerra con il Donbass e combatte i suoi ribelli già da quattro anni, ma ad esclusione del territorio orientale, non vi sono state mai minacce nel cuore della nazione o attentati terroristici da parte degli stessi ribelli, per cui la legge marziale potrebbe risultare un valido escamotage del presidente Poroshenko per contrastare prima delle elezioni del marzo 2019 ogni più piccolo focolaio antirusso nelle 11 regioni interessate.
Il presidente Usa Donald Trump, che nei giorni scorsi si era sbilanciato a favore della Russia dichiarando al New York Post che l’Ucraina aveva compiuto un gesto azzardato nel far transitare le proprie navi attraverso lo stretto di Kerch senza avvertire la Russia, è fino a ieri rimasto ai margini della vicenda.
A poche ore dal suo arrivo a Buenos Aires per il G20, Trump ha tuttavia annullato l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin, iniziativa che avrebbe potuto evitare una possibile escalation sulle rive del Mar Nero, forse per dare alla diplomazia americana una parvenza di neutralità sul conflitto, oppure, secondo una versione più accreditata, per la dichiarazione rilasciata dal suo ex avvocato Michael Cohen durante un’inattesa apparizione al tribunale di Manhattan.
Cohen ha comunicato in una dichiarazione scritta alla Commissione Intelligence del Senato di aver mentito e minimizzato circa i rapporti che il presidente Trump aveva avuto con il Cremlino per la costruzione di un grattacielo a Mosca, la Trump Tower russa, e che in realtà tali rapporti erano stati consistenti e già avviati fin da quando Donal Trump era giunto alla casa Bianca; questo secondo il Senato non poteva che aver condizionato non solo la politica estera americana a favore di Mosca, ma poteva anche aver influito sulle stesse presidenziali, vedendo in Trump un uomo facilmente ricattabile delle elitè del Cremlino.
Ad ogni modo il recente tweet del presidente statunitense “Based on the fact that the ships and sailors have not been returned to Ukraine from Russia, I have decided it would be best for all parties concerned to cancel my previously scheduled meeting….” chiude la porta non solo all’incontro russo-americano ma anche ad una possibile celere soluzione della vicenda ucraina.