Usa. Elezioni: i primi candidati e le strategie dei partiti

Ad un anno e mezzo dalle elezioni, inizia a delinearsi lo scenario dei candidati per Repubblicani e Democratici. Le mosse di Trump e di Biden, tra guerra in Ucraina e instabilità interna.

di Fabrizio Belfiori –

Il sistema elettorale statunitense.
Mancano 566 giorni alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America, la consultazione democratica più importante del globo. Il sistema elettorale americano è di tipo maggioritario. In estrema sintesi, a ciascuno stato è assegnato un numero di grandi elettori in base alla grandezza della propria popolazione. Per ottenerli, un candidato dove prendere il 50% + 1 dei voti e ottenere quindi la maggioranza. Il candidato che ottiene 270 grandi elettori sull’intero territorio statunitense diviene presidente.
Tale sistema è stato più volte criticato poiché non garantisce che il candidato che prende più voti al livello nazionale vinca le elezioni. Cosa accaduta recentemente ad Al Gore nel 2000 e Hilary Clinton nel 2016, entrambi vincitori nel voto popolare, ma arrivati secondi nel conteggio dei grandi elettori.
La questione della distribuzione dei grandi elettori è quindi cruciale per i candidati e per la propria campagna elettorale. Soprattutto perché alcuni Stati risultano storicamente più propensi a votare per i Democratici mentre altri per i Repubblicani, rendendo così cruciale il voto di una manciata di Stati, i cosiddetti “Swing States”. Le elezioni del 2024 saranno le prime con la nuova distribuzione dei grandi elettori nei vari, così come stabilita dal censimento della popolazione effettuato nel 2020. Secondo le prime analisi, la nuova distribuzione dei grandi elettori sembra avvantaggiare di poco il Partito Repubblicano.

La situazione nel Partito Democratico.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha fatto più volte filtrare l’intenzione di rivolersi candidare, senza mai annunciarlo ufficialmente. Il “rating approval” ovvero i sondaggi di opinione sul suo operato non sono tuttavia incoraggianti. Secondo Nate Silver, tra i più importanti e precisi psefologi del paese, il 52,7% della popolazione disapprova l’operato del presidente. Un rating molto alto, soprattutto comparato con i suoi predecessori dopo due anni e mezzo di mandato. In particolare, preoccupa il confronto con Donald Trump, il quale ad un anno e mezzo dalle elezioni aveva un rating di disapprovazione pari al 53%, sopra di solo lo 0,3% rispetto a quello di Biden. La poca appetibilità politica di Biden sta facendo emergere numerose critiche all’interno di importanti membri del Partito Democratico. A Biden viene chiesto un passo di lato, soprattutto dalla parte più progressista del Partito, anche per far emergere i volti nuovi e più giovani.
Intanto, Le candidature finora ufficializzate sono due. La prima è quella di Robert F. Kennedy Jr, figlio di Robert Kennedy e nipote di John Fitzgerald Kennedy, attivista ambientale noto per aver diffuso teorie del complotto e posizioni contro i vaccini durante la diffusione del Covid-19. La seconda è quella di Marianne Williamson, scrittrice Californiana fondatrice del “Project angel food”, una associazione senza scopo di lucro che offre pasti a persone in difficoltà economiche. Si trattano comunque di due candidature poco rilevanti. Altri rumors invece riguardano altri membri del Partito Democratico, tra cui diversi membri del Congresso e il Governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro.

La situazione nel Partito Repubblicano.
La situazione sembra essere più chiara sul fronte dei Repubblicani. Qui, l’Ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato sei mesi fa di volersi ricandidare per il GOP. Trump ha dimostrato durante l’elezione dello Speaker della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, di avere un importante peso nel partito. I media americani hanno ripreso più volta la foto di Marjorie Taylor Greene, membro della Camera dei Rappresentanti, intenta a passare il proprio cellulare con la scritta “DT” ad uno dei repubblicani che si opponevano all’elezione di McCarthy.
“It was the perfect phone call.” twitterà in seguito Taylor Greene. Sulla ricandidatura di Trump pesano tuttavia le recenti incriminazioni che potrebbero far gioco al futuro candidato democratico alla presidenza.
Oltre a Trump, hanno dichiarato la propria candidatura Nikki Haley, ambasciatrice fino al 2018 alle Nazioni Unite e già Governatrice della Sud Carolina, l’ex Governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson e Vivek Ramaswamy, presidente esecutivo di una società di investimenti da lui stesso fondata.
Si parla poi di una possibile discesa in campo di Mike Pence, già Vicepresidente degli Stati Uniti, che si è recentemente allontanato da Trump sottolineando altresì come deciderà in primavera sulla sua candidatura. Un outsider potrebbe essere il popolare Sindaco di Miami, Francis Suarez, che secondo alcune notizie di stampa avrebbe incontrato negli ultimi giorni possibili finanziatori e i CEO di Blackstone e Blackrock, tra le più importanti società di investimento del mondo. Infine, vi è quello che potrebbe essere il vero rivale di Trump per la corsa alla Casa Bianca. Ron DeSantis, rieletto recentemente Governatore della Florida, appoggiato dall’ala più moderata e anti-Trumpiana del Partito Repubblicano potrebbe essere l’alternativa alla candidatura del Tycoon.