Usa. Facebook e dati passati alla Cambridge Analytica: tutti vogliono vederci chiaro

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Ue e governo britannico, questo incalzato dai parlamentari, vogliono risposte chiare da Facebook, dopo lo scoppio dello scandalo che vede il colosso di Mark Zuckerberg aver ceduto milioni di profili alla società di consulenza Cambridge Analytica, anche quando negli Usa a supervisionare la raccolta dei dati degli elettori per la stessa azienda era lo stratega della campagna elettorale di Donald Trump, quello Steve Bannon oggi inciampato nel Russiagate.
Al momento Zuckerberg non parla, e da Facebook arrivano solo scarni comunicati stampa in cui si legge che “L’intera azienda è indignata, siamo stati ingannati” e che “verranno prese tutte le contromisure necessarie per proteggere i dati degli utenti”.
Ad aprire il vaso di Pandora è stato un ex dipendente della Cambridge Analytica, il canadese Christopher Wylie, il quale ha fatto sapere attraverso il suo avvocato di aver accettato l’invito del democratico Adam Schiff, capogruppo democratico della commissione Intelligence , di intervenire davanti al Congresso e di fornire dettagli e prove. Schiff, per il quale la denuncia di abusi di questo genere è un punto fermo, ha dichiarato che “Può essere successo che attraverso la Cambridge Analytica la campagna di Trump abbia usato dati acquisiti in modo illegittimo di milioni americani per influenzare le elezioni”.
Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani ha invitato il numero uno di Facebook, Zuckerberg, a recarsi a Bruxelles per “chiarire davanti ai rappresentanti di 500 milioni di europei che i dati personali non vengono utilizzati per manipolare la democrazia” , ed anche Damian Collins, presidente della commissione parlamentare britannica sulla Cultura, i Media e il Digital, ha fatto sapere di “aver chiesto a più riprese a Facebook se i dati siano stati utilizzati senza il consenso delle persone. Le risposte ufficiali hanno sempre mirato a minimizzare i rischi e sono state ingannevoli”.