Usa. Florida: il governatore confina i migranti su un’isola

di C. Alessandro Mauceri

Il governatore della Florida, il repubblicano Ron De Santis, è di nuovo sulle prime pagine dei giornali statunitensi per aver spedito 50 migranti venezuelani, tra i quali donne e bambini, a cinque miglia dalla terraferma, sull’isola di Martha’s Vineyard, nel Massachusetts. Una decisione che non è piaciuta ai democratici che hanno chiesto all’amministrazione Biden di indagare su questa “bravata” come possibile traffico di esseri umani. “Questa manovra solleva serie questioni legali e avrà ripercussioni indicibili sugli individui coinvolti nella trovata politica del governatore”, ha detto il commissario all’agricoltura della Florida Nikki Fried, che ha accusato De Santis di “traffico politico di esseri umani”. Analogo il commento del deputato Ilhan Omar: “Spedire migranti vulnerabili in tutto il paese non è una tattica accettabile. È traffico di esseri umani per guadagno politico”. L’addetta stampa Karine Jean-Pierre ha detto che i richiedenti asilo sarebbero stati “attirati” sugli aerei con “false promesse”.
De Santis non è nuovo a simili iniziative. Ad aprile aveva minacciato di spedire nel Delaware, stato natale del presidente Biden, gli immigrati illegali e secondo lui “scaricati” in Florida. La minaccia era giunta dopo la firma del No Patient Left Alone Act con la quale si chiedeva all’amministrazione Biden di non cessare la politica del Titolo 42, che prevedeva la possibilità di impedire alle persone di entrare nel paese durante la pandemia di COVID-19.
Già nel novembre 2021 De Santis aveva denunciato l’arrivo in Florida di dozzine di voli di migranti per volere dell’amministrazione Biden, e aveva minacciato di rimandarli in Delaware su degli autobus. Dichiarazione che era seguita a quella del governatore del Texas, Greg Abbott, che aveva promesso di inviare gli immigrati illegali entrati in Texas al Campidoglio, a Washington DC.
Anche in Arizona il governatore repubblicano Doug Ducey aveva agito in modo simile spedendo oltre 1.800 migranti a Washington su 50 autobus, con un costo stimato in oltre 4 milioni di dollari.
La decisione politica del governatore della Florida De Santis però potrebbe avere conseguenze più gravi. A differenza di molti grandi centri urbani, a Martha’s Vineyard non c’è un tribunale per l’immigrazione presso il quale i migranti possono presentare richiesta di asilo. Né un ufficio immigrazione dove dimostrare la loro conformità alle norme sull’immigrazione. Nell’isola mancherebbero anche i servizi necessari ad accogliere in modo dignitoso questi migranti.
De Santis, come molti dei suoi connazionali che professano politiche antimigratorie, ha dimenticato di essere lui stesso figlio di migranti: la sua bisnonna, Luigia Colucci, lasciò l’Italia e arrivò a Ellis Island il 21 febbraio 1917. Proprio mentre attraversava l’Oceano Atlantico, il Congresso degli Stati Uniti approvava l’Immigration Act che prevedeva, tra le altre restrizioni sugli immigrati “indesiderabili”, di non consentire l’accesso alle persone analfabete. Secondo alcuni scritti basati sui documenti dell’Immigrazione, la Colucci non sapeva leggere e scrivere. Ma le venne consentito lo stesso l’accesso visto che la legge non sarebbe entrata in vigore prima di maggio. Autrice di uno dei testi più famosi su questo argomento è Megan Smolenyak, genealogista, ex capo storico per Ancestry.com e autrice per la serie NBC “Who Do You Think You Are?”, dove le celebrità tracciano la loro provenienza.
Recentemente lei e altri genealogisti hanno scoperto che molti dei più convinti fautori delle politiche di chiusura delle frontiere all’immigrazione illegale hanno antenati che non soddisfacevano non solo gli standard odierni per entrare negli USA, ma nemmeno gli standard dei loro tempi. Eppure ai loro avi venne concesso di entrare negli USA. E di restarci. Oggi i loro discendenti sfruttano la propria posizione politica per negare l’accesso a chi, come i propri avi, cerca un paese dove vivere meglio. O magari solo dove vivere.