Usa. I cambiamenti alle primarie: Biden “scalda” i motori per il 2024?

di Domenico Maceri * –

SAN LUIS OBISPO (Usa). “Per quella piccolissima percentuale di gente che segue queste cose, si tratta di un vero terremoto”. Con queste parole Julian Castro, segretario per le politiche abitative e lo sviluppo urbano durante l’amministrazione di Barack Obama, ha commentato il piano di ristrutturare le primarie del Partito Democratico in preparazione per l’elezione presidenziale del 2024. I cambiamenti sono spronati dal presidente Joe Biden, probabile portabandiera del suo partito per sfidare Donald Trump che ha già annunciato la sua ricandidatura per il 2024.
I cambiamenti proposti da Biden devono ancora essere approvati dal Comitato Nazionale Democratico ma ciò dovrebbe essere una formalità. Questi includono modifiche particolari al calendario di quali Stati avranno le primarie iniziali, dando preferenza ai luoghi geografici più variegati che riflettano la popolazione americana, tenendo conto delle situazioni etniche e minoritarie.
Nel 2020 il primo Stato che ha tenuto le primarie democratiche è stato l’Iowa come avveniva da 50 anni. Si tratta di uno Stato piccolo con una popolazione composta quasi esclusivamente da bianchi. L’Hawkeye State (Stato Occhio di Falco) usa il caucus, sistema di primarie che richiede la presenza dei cittadini, riuniti in piccoli centri per discutere i candidati e poi votare le loro preferenze. Si tratta di un sistema molto democratico in teoria perché richiede il faccia a faccia degli elettori ma in pratica è molto difficile anche perché avviene in inverno con un clima poco incoraggiante. La pandemia lo ha reso ancor più problematico per il bisogno di presentarsi fisicamente a votare.
Questo sistema di caucus era usato da 14 altri Stati in elezioni primarie democratiche ma in tempi recenti il loro numero si è ridotto a soli 3. Anche nel campo repubblicano il numero di Stati che usano il caucus è stato ridotto da 13 a 5. Le elezioni più appropriate sono quelle che offrono molta flessibilità di votare sia in persona o via posta con notevoli opportunità di esprimere le preferenze prima del giorno dell’elezione. Nel caso dell’Iowa le elezioni primarie del Partito Democratico nel 2020 hanno subito un problema tecnico poiché la App usata per calcolare gli esiti è andata in tilt e il vincitore non si è saputo per parecchie settimane. Vinse Pete Buttigieg (14 delegati, 43 mila voti) seguito da Bernie Sanders (12 delegati ma 45 mila voti). La poca chiarezza e il ritardo di conoscere il risultato tempestivamente non diede la spinta che una vittoria in Iowa tipicamente fornisce al vincitore. Infatti, uno dei vantaggi delle primarie in Iowa era che offriva a candidati poco noti di farsi un nome poiché non richiede grossi investimenti mediatici. La campagna in un piccolo Stato viene condotta in piccoli incontri diretti con gli elettori.
L’Iowa non sorrise a Biden. Arrivò quarto e poi nel New Hampshire arrivò quinto. Si rifece nella Carolina del Sud dove spiazzò tutti in particolar modo per il sostegno ottenuto dagli elettori afro-americani. La sua vittoria schiacciante nel Palmetto State impressionò i suoi avversari i quali si resero conto che vincere in Stati come Iowa o New Hampshire, Stati principalmente popolati da bianchi, non era sufficiente per la vittoria finale. Bisognava creare una coalizione stile Barack Obama e Biden eventualmente riuscì nel suo obiettivo finale di sconfiggere Trump all’elezione generale.
I cambiamenti programmati da Biden piazzerebbero la Carolina del Sud come primo Stato a tenere le primarie per il 2024. L’inquilino della Casa Bianca ha spiegato che il South Carolina terrebbe le primarie il 3 febbraio 2024 e 3 giorni dopo sarebbe seguito dal Nevada, altro Stato con popolazione variegata, seguito dal New Hampshire. Seguirebbe la Georgia il 13 febbraio e il Michigan il 27. Il New Hampshire, però, per legge Statale, ma non nazionale, vuole essere il primo a tenere le primarie. Quindi se il New Hampshire cercherà di fissare le sue primarie prima del South Carolina il Partito Democratico potrebbe imporre alcune sanzioni.
Biden ha detto che deciderà se ricandidarsi alla presidenza fra breve. A 80 anni si crede che potrebbe chiudere ma non si sa. Il cambiamento del calendario delle primarie con ogni probabilità non lo influenzerebbe poiché sfidare il presidente in carica alle primarie sarebbe piuttosto inconcepibile. È successo nel 1980 quando Ted Kennedy, non contento dell’operato di Jimmy Carter, l’allora presidente, decise di sfidarlo senza però riuscire nel suo intento di togliergli la nomination.
Alcuni analisti hanno speculato che Biden intende cambiare l’ordine delle primarie per mandare un segnale a qualche possibile sfidante. Si crede però che forse lui non si ricandiderà. In tal caso il cambiamento sarebbe semplicemente di spianare il terreno a future generazioni di candidati democratici tenendo presente i cambiamenti demografici del Paese. Ci sarà pressione per Biden di continuare a mantenere la suspense sulla sua candidatura specialmente nel caso in cui avrà deciso di gettare la spugna. Un presidente a fine mandato senza promessa di ricandidarsi diventerebbe anatra zoppa specialmente con la maggioranza repubblicana alla Camera a iniziare dal gennaio 2023. In questo caso però i cambiamenti potrebbero essere fatti su misura per la sua vice, Kamala Harris, la quale, da afro-americana, beneficerebbe di un calendario di primarie molto più adeguato alle sue caratteristiche.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.