Usa. I guai legali di Trump: esterni ma anche interni

di Domenico Maceri * –

Come Al Capone… sarà beccato per frode fiscale”. Così Michael Cohen, ex avvocato tuttofare di Donald Trump, commentando la denuncia rilasciata dalla procuratrice Letitia James dello Stato di New York. Si tratta di una causa civile di più di 200 pagine nella quale vengono a galla tutti i sotterfugi apparentemente illegali dell’ex presidente e della sua compagnia per defraudare le banche, le compagnie di assicurazioni, e in modo particolare il fisco. Secondo la James, l’azienda di Trump avrebbe mentito nelle sue richieste di prestiti gonfiando il valore delle sue proprietà ma allo stesso tempo avrebbe dimezzato il valore delle stesse proprietà nelle sue dichiarazioni fiscali. La denuncia richiede un risarcimento di 250 milioni di dollari ma anche l’ineleggibilità di Trump e per i suoi tre figli di fare business nello Stato di New York.
La denuncia della James è una di otto procedure legali in cui si trova coinvolto il 45mo presidente. Vanno ricordate facilmente quella dello Stato della Georgia in cui Trump avrebbe commesso reati elettorali nel 2020 con la sua richiesta dall’allora segretario di Stato Brad Raffensperger di trovargli 11mila voti. Inoltre c’è un’indagine del ministero di giustizia federale per il possesso illegale di documenti top secret. Un’altra indagine al livello federale in corso esaminerebbe i tentativi di Trump di ribaltare illegalmente l’esito elettorale del 2020.
Trump è stato particolarmente adirato e sorpreso dalla denuncia della James, accusandola di essere “razzista”, senza però dare altri dettagli. L’ex presidente avrebbe pensato di potere patteggiare la questione e pagare una multa come ha fatto altre volte. Va ricordato per esempio che nel caso della Trump University, l’ex inquilino della Casa Bianca pagò 25 milioni di dollari per rimborsare gli individui defraudati.
Adesso però la denuncia della James potrebbe preoccuparlo perché oltre ai 250 milioni di dollari di risarcimenti richiesti, né lui né i suoi figli potrebbero continuare le loro attività imprenditoriali a New York. In effetti la causa lo potrebbe colpire in maniera notevole anche se il suo “impero” include proprietà ed affari in altri luoghi. Inoltre la James si è avvicinata molto di più a colpire Trump considerando il fatto che nella sua deposizione è stato costretto a invocare il quinto emendamento 440 volte. Questo diritto a rifiutarsi di testimoniare per possibili danni a se stesso non è necessariamente segno di colpa in casi penali. In casi civili però la giuria può interpretarlo come sospettoso e potrebbe fare pendere la bilancia verso la colpevolezza.
I problemi giudiziari di Trump hanno anche invaso i suoi team legali. Due degli avvocati che avevano firmato il documento della falsa completa consegna dei documenti governativi tenuti illegalmente a Mar-a-Lago sono stati costretti a procurasi avvocati. Non è chiaro se loro sarebbero responsabili di false testimonianze o hanno basato le loro dichiarazioni su informazioni false fornite dal loro cliente. Testimoniare il falso per gli avvocati comporterebbe gravità che potrebbero persino mettere in pericolo la loro licenza professionale. Da aggiungere anche che il nuovo arrivato Chris Kise, subentrato a questi due avvocati, è stato messo da parte da Trump solo dopo poche settimane. Secondo informazioni riportate dai media Kise sarebbe stato pagato 3 milioni di dollari in anticipo. Non si sa ancora se la mossa di mettere Kise da parte sia dovuta a una strategia di usarlo nell’altro caso giudiziario in Georgia oppure riflette insoddisfazione da parte di Trump. Comunque sia i migliori avvocati del Paese sono spesso riluttanti a rappresentare Trump perché è un cliente poco facile la cui cooperazione e dubbia onestà rende loro la vita difficile.
L’ex presidente ha una lunga storia di problemi legali nella sua carriera di imprenditore. Per i quattro anni alla Casa Bianca ha goduto di immunità ma adesso da cittadino privato con tutte le indagini in corso lui cerca di rifugiarsi nel mondo dei social e le insinuazioni. L’ex presidente ha dichiarato che la procuratrice James, democratica, è una “truffatrice”, la quale sta cercando di “acchiapparlo” mentre ignora i reati del suo Stato. È vero che la procuratrice di New York è democratica ma è anche obiettiva. Le sue indagini hanno costretto Andrew Cuomo a dimettersi da governatore di New York. Cuomo era democratico ma non è sfuggito alle indagini aggressive di James. Il caso di Trump è molto più spinoso ma la procuratrice ha anche passato informazioni sulle presunte illegalità di Trump all’IRS, il fisco federale, che potrebbe intraprendere azioni giudiziarie contro l’ex presidente. Si tratterebbe in questo caso di una probabile denuncia non solo civile ma potenzialmente criminale.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.