Usa. Il capo della Cia Brennan attacca Trump. E sulle Primavere arabe ‘non tutti i popoli vogliono la democrazia’

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E’ caustico il numero uno della Cia John Brennan con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, dopo il botta e risposta sul caso del sospetto hackeraggio ad opera della Russia in occasione della campagna elettorale.
Per quanto anche la Cia sia dell’idea di Trump che comunque un’eventuale azione dei servizi russi non abbia influito sul voto, resta il fatto che la cosa rappresenta l’ingerenza di un paese straniero, per quanto gli Usa stessi non siano esenti da tali cattive abitudini.
Per Brennan i russi sarebbero riusciti ad avere “accesso informatico a distretti elettorali di svariati stati” già prima delle elezioni, e Trump non può ignorare la comunità dell’intelligence mettendo il Paese “in grande rischio e pericolo”. Inoltre “La nuova amministrazione deve prendere atto che questo è un mondo pieno di sfide e pericoli, e l’intelligence può aiutare a tenere il Paese sicuro e a proteggere gli interessi legati alla sicurezza nazionale”.
Tuttavia il capo della Cia, intervenendo sulla Cnn, ha fatto anche un’osservazione all’amministrazione Obama, affermando in tema di Primavere arabe di “credere che ci siano state aspettative molto, molto irrealistiche a Washington, compreso in parte l’amministrazione, sul fatto che la Primavera Araba avrebbe scalzato quei regimi autoritari e che la democrazia avrebbe finito per prosperare perché è ciò che la gente vuole”. Brennan ha infatti notato che “il concetto di democrazia non è qualcosa di particolarmente radicato in molti dei popoli, delle culture e dei paesi dell’area”.

Nella foto: il capo della CIA John Brennan (AP Photo/Richard Drew).