Usa. Il peso dell’FBI sulle elezioni presidenziali

di Manuel Giannantonio –

comey-jamesLa decisione del direttore dell’Fbi, James Coney, di rilanciare con una lettera al Congresso il caso delle email che coinvolgono Hillary Clinton ha creato una polemica di proporzioni colossali negli Stati Uniti.
“Si dimetta, signor Comey”. Questo consiglio è stato esplicitamente scritto da un giornalista sulle colonne del conservatore Wall Street Journal e fornisce un’immagine efficace della controversia che circonda il direttore dell’Fbi dopo la lettera indirizzata al Congresso degli Stati Uniti, venerdì 28 ottobre. Una lettera che annuncia a undici giorni dalle elezioni presidenziali, che l’inchiesta sulle email di Hillary Clinton “non era forse chiusa, ci sono altri dettagli”, riassume con ironia il giornalista.
Con la lettera James Comey indicava che “nell’ambito di un altro caso, l’Fbi è venuta a conoscenza dell’esistenza di email che sembrano pertinenti” all’inchiesta che interessa la Clinton, la quale usò un server privato all’epoca in cui era segretaria di Stato, durante il primo mandato Obama. Tuttavia, non sono stati forniti dettagli sul contenuto dei messaggi di posta elettronica. James Comey ha così rilanciato pubblicamente un caso che ha condizionato la campagna elettorale della candidata democratica, giudicata da molti inaffidabile e non trasparente nella gestione degli affari di Stato.
Clinton grandeLa polemica intorno all’Fbi è stata alimentata martedì primo novembre dalla pubblicazione sul sito ufficiale dell’agenzia di un documento di 129 pagine internet concernenti una vecchia inchiesta su Bill Clinton (già protagonista del Sexgate con Monica Lewinsky). Si tratta più precisamente, secondo il Washington Post, della grazia accordata dall’ex presidente nei confronti di un amico, l’uomo d’affari Marc Rich, accusato di frode fiscale e rifugiatosi all’estero. La moglie di Rich è un’importante donatrice per la famiglia Clinton.
Il Wall Street Journal, citando James Comey, scrive “ha perso la fiducia di milioni di Americani”. Non ha altra scelta che andarsene. Il quotidiano della Grande Mela The New York Times, stima che “ha commesso un grande errore” attraverso un editoriale dai toni decisamente offensivi.
Ad oggi, vista l’imprudente ed irresponsabile scelta di Comey, il ministero della Giustizia e l’Fbi sono impegnati in una corsa frenetica per analizzare migliaia di email prima dell’8 novembre, giorno delle elezioni. L’intento è quello di determinare se contengono qualsiasi dati di interesse per le indagini, per cui il paese resta col fiato sospeso. “Non è così che si conducono inchieste federali”, ha commentato il prestigioso quotidiano.
Molte personalità di spicco condannano la scelta di Comey, tra i quali l’ex ministro della Giustizia della presidenza Obama, Eric Holder. Quest’ultimo infatti stima attraverso il Washington Post che “James Comey è un uomo integro ma che ha commesso un errore serio”, mentre due ex ministri aggiunti della Giustizia, democratici e repubblicani hanno classificato il gesto di Comey come “un male per la nostra democrazia”.  Tuttavia, qualcuno che è d’accordo con la sua decisione c’è, come ad esempio un altro ex ministro della Giustizia, il repubblicano William Barr – che sostiene Donald Trump – il quale afferma che è stata presa la decisione giusta.