Usa. Il Senato ha nominato speaker il senatore del Kentucky Mitch McConnell

di Alberto Galvi

Il Senato degli Stati Uniti ha nominato suo speaker il senatore del Kentucky Mitch McConnell, che è diventato il leader del Senato più longevo della storia. Nel 118mo Congresso McConnell torna alla sua posizione di capo della minoranza, mantenendo una risicata maggioranza nel Senato. McConnell ha superato facilmente la sfida del senatore della Florida Rick Scott, raccogliendo 37 voti repubblicani, sufficienti per battere i 10 voti a favore di Scott.
McConnell si è anche mosso per cambiare l’ostruzionismo per i candidati alla Corte suprema, abbassando la soglia dei 60 voti alla maggioranza semplice. Nel 118mo Congresso è prevista una svolta più rapida per le nomine giudiziarie, perché i democratici al Senato detengono una maggioranza ristretta di 51 seggi e le conferme rimangono una priorità per Schumer, che è stato in grado nel 2017 di confermare 97 candidati giudiziari durante l’amministrazione Biden.
Il Senato è in netto contrasto con il dramma che si sta svolgendo alla Camera dei Rappresentanti, dove la controparte di McConnell, il repubblicano Kevin McCarthy, deve affrontare l’opposizione all’interno del suo stesso partito alla sua offerta per diventare presidente. Alla fine della sessione del Congresso McCarthy non era riuscito a raccogliere un sostegno sufficiente in tre votazioni separate, lasciando la posizione di presidente della Camera ancora aperta.
L’aula del Senato ha invece dato il benvenuto ai sette nuovi membri, due democratici e cinque repubblicani. Uno è John Fetterman della Pennsylvania, democratico e l’unico candidato a ribaltare un seggio al Senato a metà mandato del 2022. Gli altri nuovi senatori sono il democratico Peter Welch del Vermont, e i cinque repubblicani: Ted Budd della Carolina del Nord, Markwayne Mullin dell’Oklahoma, Eric Schmitt del Missouri, JD Vance dell’Ohio e Katie Britt dell’Alabama.
I repubblicani del Senato avranno nel 2024 l’opportunità di ribaltare il controllo della Camera, poiché 23 seggi al Senato per i democratici sono in attesa di rielezione, rispetto ai soli 10 seggi per i repubblicani.