Usa. Il sindaco di New York sfida la cecità repubblicana sull’immigrazione

di Domenico Maceri * –

SAN LUIS OBISPO (Usa). “Sfortunatamente l’esplosione dell’immigrazione ha fornito una scura opportunità ai cinici e xenofobi nel nostro Paese i quali vedono la soluzione nella chiusura delle frontiere, abbandonando la storia della nazione di dare il benvenuto alle masse oppresse alla ricerca di libertà”. Queste le parole di Eric Adams, sindaco di New York, in un recente articolo nel Washington Post in cui offre la sua diagnosi per risolvere la questione dei migranti.
Adams riassume molto bene il nodo della problematica specialmente quando sottolinea il cinismo della destra di strumentalizzare la tragica situazione dei migranti. L’immigrazione in America viene gestita dal governo federale ma i governi locali e statali devono anche loro affrontare la sistemazione dei nuovi arrivati. Due governatori repubblicani, Greg Abbott del Texas e Ron DeSantis della Florida, ci offrono gli esempi più spregiudicati di usare i migranti per segnare gol politici. Ambedue hanno inviato migranti entrati negli Usa dal confine col Messico a città governate da sindaci democratici, promettendo loro una buona sistemazione. In alcuni casi li hanno depositati davanti la residenza privata della vicepresidente Kamala Harris per sottolineare la mancanza di soluzioni offerte dai democratici.
Le soluzioni di DeSantis e Abbott, come pure del Partito Repubblicano in generale, sono di chiudere le frontiere. Soluzioni di tipo populista che vedono prima gli americani e solo gli americani. Queste soluzioni populiste in non pochi casi raggiungono l’assurdo come si ricorda facilmente la soluzione di Donald Trump che da presidente agli inizi della pandemia aveva indicato il disinfettante come medicina contro il covid.
I repubblicani hanno condannato l’attuale presidente Joe Biden per non aver visitato il confine col Messico per vedere con i propri occhi “l’invasione” dei migranti. Quando poi Biden ha difatti visitato il confine lo hanno criticato di nuovo per non avere offerto soluzioni.
I repubblicani non vogliono risolvere la questione dei migranti perché fa il loro gioco come avviene con gli sbarchi in Italia. Alimenta la paura la quale sfocia in successi alle urne. Sappiamo però che le soluzioni semplicistiche non risolvono il problema. Persino la parziale costruzione del muro al confine sud col Messico, iniziato prima dell’amministrazione di Trump e continuato anche dopo, non ha risolto il problema. Ciò va bene per i repubblicani che continuano a strillare sull’invasione dei migranti.
Le soluzioni però ci sono ma non sono affatto semplici poiché le radici della migrazione non si trovano al confine. Tutti sappiamo che i migranti fanno lunghissimi viaggi per raggiungere nuovi lidi. Avviene in Europa e ovviamente anche in America. Per fermare le migrazioni bisogna agire a lungo termine ed assistere economicamente i paesi da dove fuggono i migranti. Sappiamo benissimo che i migranti dal Canada sono rarissimi poiché la situazione economica canadese si trova più o meno al livello di quella americana. Al sud degli Stati Uniti invece si tratta di una situazione troppo diversa a causa del notevole gap tra i salari messicani e quelli americani. Quando si va ancora più al sud del Messico si arriva all’America Centrale dove la violenza oltre alla terribile situazione economica costringe la gente a intraprendere lunghissimi viaggi alla ricerca di un futuro.
La cecità dei repubblicani nel vedere i migranti esclusivamente come peso si nota anche nella mancanza di riconoscere i contributi che i nuovi arrivati fanno all’economia americana. La stragrande maggioranza dei lavori più umili vengono svolti proprio da questi individui assetatissimi di lavoro. Vengono spesso sfruttati poiché la loro situazione di residenza negli Usa è tutt’altro che sicura. Ci sono più di undici milioni di individui che non hanno documenti di residenza legale nel Paese a strisce e stelle. Buona parte di loro hanno formato famiglie e alcuni membri della loro famiglia hanno acquisito documenti di residenza legale per restare negli Usa. Nemmeno una parola dei repubblicani di riconoscimento sui loro potenziali contributi e nessun riconoscimento per quelli degli immigrati del passato che molto hanno fatto per costruire il Paese.
Adesso però con la loro maggioranza alla Camera i repubblicani hanno cominciato ad affrontare la situazione dei migranti senza buone prospettive di migliorie. Difatti gli estremisti del partito hanno introdotto una proposta di legge che bloccherebbe l’ingresso a tutti i migranti fin quando il direttore della Homeland Security, Alejandro Mayorkas, non tenga sotto controllo il “caos” che loro vedono al confine. Il disegno di legge, concepito da Chip Roy (Texas) e altri 58 parlamentari repubblicani, è troppo estremista per alcuni dei loro colleghi. Preoccupa infatti la possibilità di negare l’ingresso negli Usa a individui richiedenti asilo che fuggono da violenza i quali ricevono una limitata protezione. La Conferenza dei Vescovi americani ha espresso il suo disappunto perché il disegno di legge non riflette i “principi morali” del Paese. I repubblicani dovranno dunque rallentare la loro “crociata” anti-migranti perché parecchi parlamentari repubblicani sono d’accordo con i vescovi. Ovviamente anche se riuscissero ad approvare la bozza il Senato, controllato dai democratici, la bloccherebbe e quindi non ha nessuna chance per divenire legge eccetto di reiterare la loro posizione estremista ai loro sostenitori. Poco importa. Il DNA dei repubblicani vede facili soluzioni che in realtà non producono risultati, ignorando la storia americana.
Nel suo articolo Adams ha invece colto appieno la realtà degli Usa. Il sindaco di New York ha scritto che per 400 anni la sua città “ha accettato gente proveniente da dappertutto e ha creato più ricchezza di tutte le altre città. Questa città di immigrati e dei loro discendenti è stata il motore economico che riempie le casse del fisco federale ricevendo molto meno di quello che contribuisce. Risolvere la crisi dei migranti non è dunque la cosa giusta da fare ma allo stesso tempo riflette una politica lungimirante per gli Stati Uniti”. Parole sagge che i repubblicani continueranno ad ignorare.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.