di Giuseppe Gagliano –
La recente performance di Intel nel settore dei chip per intelligenza artificiale (AI) ha portato alla luce una serie di implicazioni di carattere politico ed economico che meritano un’analisi approfondita. A livello economico la decisione di Intel di rivedere le previsioni di vendita dei chip Gaudi, un’iniziativa lanciata per competere con Nvidia, sottolinea le difficoltà strutturali che l’azienda sta affrontando. Il fallimento di Intel nel raggiungere i 500 milioni di dollari previsti per il 2024 evidenzia non solo un problema di gestione interna, ma anche un’incapacità di far fronte alla rapida crescita del mercato AI, dominato da rivali più innovativi come Nvidia.
Questo episodio ha avuto ripercussioni immediate sul mercato azionario, con un aumento temporaneo delle azioni che non ha però risollevato l’andamento negativo complessivo dell’anno, segnato da un calo del 50% nel valore delle azioni. Politicamente, questa battuta d’arresto riflette la crescente pressione sulla leadership di Intel, rappresentata dal CEO Pat Gelsinger, che si trova sotto scrutinio per la gestione della transizione tecnologica e delle relazioni con fornitori chiave come TSMC. La strategia di Intel, sebbene ambiziosa, ha rivelato lacune nella pianificazione e nella capacità di garantire risorse produttive sufficienti, una debolezza critica in un contesto geopolitico dove la supremazia tecnologica è strettamente legata agli equilibri globali.
L’incapacità di competere efficacemente con Nvidia non è solo un problema aziendale, ma ha anche implicazioni per la posizione degli Stati Uniti nel campo della tecnologia avanzata. La leadership americana nel settore dei semiconduttori è fondamentale non solo per l’economia, ma anche per la sicurezza nazionale, e un’Intel in difficoltà potrebbe indebolire la capacità del Paese di mantenere il predominio in un settore così cruciale.
La corsa alla leadership nei chip AI è infatti sempre più vista come una questione di sicurezza strategica, specialmente considerando che concorrenti internazionali, come la Cina, continuano a investire pesantemente in ricerca e sviluppo di tecnologie militari basate sull’intelligenza artificiale.
L’incertezza sulle reali prospettive future di Intel mette in discussione la solidità della filiera tecnologica statunitense e può influenzare le scelte politiche riguardanti incentivi fiscali e supporto alle aziende del settore. Gli analisti hanno espresso preoccupazioni non solo sulla capacità di Intel di competere con successo, ma anche sulla visione complessiva e sulla gestione del CEO, con accuse di eccessivo ottimismo non supportato da progressi reali e controllo operativo. Questo scenario porta a riflettere sull’importanza di una politica industriale che supporti l’innovazione e incoraggi la competizione interna per evitare che i colossi americani perdano terreno rispetto ai rivali internazionali, compromettendo l’equilibrio economico e politico globale.