di Mariarita Cupersito –
Kamala Harris ha accettato l’investitura di Joe Biden, che nell’annunciare il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca ha appoggiato la sua vicepresidente dandole la possibilità di mettersi in gioco per diventare la prima presidente donna e di colore.
“Mi guadagnerò la nomination e batterò Trump”, ha dichiarato Harris in un post attraverso i propri canali social a cui ha allegato il link per le donazioni, dando così il via alla sua corsa presidenziale con il sostegno di Bill e Hillary Clinton nonché di decine di delegati ed ex delegati alla convention democratica.
In caso di mini primarie, come ipotizzato in questi giorni dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e da Barack Obama, potrebbero invece scendere in campo alcuni governatori tra i quali Harris potrebbe designare il suo vice: Josh Shapiro (Pennsylvania), J.B. Pritzker (Illinois), Tony Evers (Wisconsin) e Andy Beshear (Kentucky).
Nata a Oakland, in California, nel 1964, Kamala Harris si è laureata presso la prestigiosa università Howard di Washington ed è stata procuratrice di San Francisco, in California, prima di conquistare un seggio al Senato nel 2016. Fu valutata dall’amministrazione Obama come possibile giudice della Corte Suprema.
In veste di senatrice, Harris si è messa presto in conflitto con Donald Trump e si è imposta sulla scena nazionale con i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono poi diventati virali e le sono valsi l’interesse del pubblico democratico in cerca di nuovi volti per il partito. Da qui il tentativo infruttuoso di correre per la Casa Bianca, che le ha comunque permesso di imporsi come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie.
Pur essendo rimasta, in qualità di vice, all’ombra di Biden, sta riguadagnando terreno su alcuni temi chiave come quello dell’aborto. Il suo motto è un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: “Potrai essere la prima, ma assicurati di non essere l’ultima”.
