di Giuseppe Gagliano –
L’amministrazione Trump ha impresso una svolta radicale alla lotta contro il narcotraffico, equiparando i cartelli della droga a organizzazioni terroristiche. Questa decisione, oltre ad aprire la strada a interventi più aggressivi da parte delle agenzie federali, ha portato la CIA a entrare direttamente nel gioco.
La Central Intelligence Agency ha intensificato le operazioni di raccolta informazioni sui cartelli più potenti della regione, senza avvisare le autorità locali. Secondo fonti non ufficiali, droni MQ-9 Reaper hanno già effettuato missioni di sorveglianza nello spazio aereo messicano. Sebbene attualmente siano impiegati solo per la ricognizione, potrebbero essere armati per operazioni mirate, come già avvenuto in Siria, Iraq e Somalia.
L’elenco delle organizzazioni considerate obiettivi prioritari da Washington comprende:
Tren de Aragua (Venezuela)
Mara Salvatrucha (MS-13) (Centro America e Stati Uniti)
Cartello di Sinaloa
Cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG)
La Resistencia
Cartello del Noreste (CDN – Los Zetas)
Cartello del Golfo
La Nueva Familia Michoacana
La loro classificazione come gruppi terroristici permette agli Stati Uniti di condurre operazioni clandestine senza considerare le giurisdizioni nazionali. Tra le ipotesi più accreditate, la distruzione mirata di laboratori di droga e l’eliminazione fisica dei capi cartello attraverso operazioni speciali.
L’intrusione della CIA e l’intensificarsi della presenza militare statunitense creano forti tensioni con i governi dell’America Latina, soprattutto in Messico. Il presidente Claudia Sheinbaum ha denunciato la violazione della sovranità nazionale, pur ammettendo che i voli di ricognizione precedenti si erano svolti da territorio americano. Ora, però, la presenza dei droni Reaper nei cieli messicani cambia lo scenario.
Anche il Venezuela, già ai ferri corti con Washington, potrebbe reagire duramente se il Tren de Aragua, potente organizzazione criminale venezuelana, diventasse bersaglio di operazioni segrete americane.
L’idea di impiegare forze speciali contro il narcotraffico ha sostenitori influenti. Mike Waltz, ex colonnello delle Forze Speciali e oggi consigliere per la sicurezza nazionale, ha promosso una legge che autorizza l’uso della forza militare contro i cartelli.
Donald Trump, nel corso di un incontro in Florida, ha ribadito la sua posizione: “Abbiamo buoni rapporti con il Messico, ma il paese è in gran parte controllato dai cartelli. Se vorranno il nostro aiuto, glielo daremo”.
Il crimine organizzato, come dimostra l’esperienza, è una minaccia globale che si rigenera continuamente. Le mafie italiane, per esempio, pur avendo subito duri colpi, hanno sempre trovato il modo di riorganizzarsi.
I cartelli latinoamericani dispongono di immense risorse finanziarie, sfruttano la globalizzazione e si infiltrano nel mondo legale. La loro capacità di adattamento e l’uso della violenza estrema li rendono avversari temibili, spesso più potenti delle istituzioni statali che cercano di combatterli.
La strategia americana, quindi, potrebbe portare a una guerra senza fine: colpire un boss significa spesso lasciar spazio a un successore più spietato. E mentre la CIA e le forze speciali preparano nuove operazioni, resta da vedere quale sarà il prezzo politico e diplomatico di questa escalation.