USA. La Federal Reserve lascia (per ora) invariati i tassi

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Federal reserveNonostante la stretta monetaria fosse data come cosa fatta, la Federal Reserve ha deciso di lasciare invariati i tassi, quindi al minimo storico che li vede tra lo zero e lo 0,25%. Il costo del denaro rimane così fermo al 2008, anche se è stato annunciato il possibile ritocco per la fine dell’anno.
Le stime di crescita del Pil sono state alzate al 2,1% contro l’1,9% di giugno per l’anno in corso, del 2,3 per il 2016, ma del 2,2 per il 2017 e ancora peggio per il 2018, del 2,0%.
Per quanto riguarda il lavoro i dati sono buoni; per il triennio 2015 – 2018 si prevede il calo del tasso di disoccupazione al 5,0%, per attestarsi poi al 4,8%.
L’inflazione è data per il 2016 allo 0,4%, per il 2017 all’1,7% e per il 2018 all’1,9%.
Per gli esperti della Federal Reserve l’economia statunitense “si sta espandendo a un ritmo moderato”, ma l’inflazione “continua a rimanere sotto obiettivo a più lungo periodo”, “in parte riflettendo il calo dei prezzi dell’energia”.
Vi è inoltre un “aumento moderato” degli investimenti del privato nell’edilizia abitativa, ma si parla ormai di settore immobiliare Usa “migliorato ulteriormente”.
Un aumento del costo del denaro avrebbe potuto rappresentare un problema per i paesi emergenti, ora in crisi, i quali hanno il debito in dollari, ed anche i Brics sono ormai in recessione o comunque in forte allentamento. Un ulteriore indebolimento delle economie di chi fatica di più comporterebbe a lungo andare problemi per la stessa economia statunitense.