Usa. La propaganda e i palloni

Nella guerra psicologica ... i servizi informazioni dei paesi democratici sono svantaggiati da un grave handicap: per danneggiare l’avversario devono ingannare la loro stessa opinione pubblica. (Victor Zorza, Washington Post, 1965).

di Alberto Piccinni *

Tutto questo parlare di palloni, non ha fatto altro che farmi avere una ricaduta del terribile morbo dei nostri tempi: la nostalgia degli anni Ottanta. In preda ai deliri della malattia, ho avuto un ricordo: forse non eravamo ancora alle medie, quando la sera, con gli amici, si rimaneva a giocare in una campagna sotto un maestoso albero di gelso. Qualcuno di noi si accorse di una strana luce nel cielo… e allora tutti a fantasticare: “è un aereo!”… “è una stella!” … “è un UFO!” …E.T.! …il più secchione di noi disse: “è un pallone sonda!”. Scese la nebbia e tornammo a casa tribolati. Il giorno dopo il fenomeno ci aveva già divisi: quelli della versione razionale, tra cui gli scientisti della teoria del pallone e quelli con le versioni più irrazionali capeggiati dagli “alienisti” divisi a loro volta in sottogruppi perché tendevano a separarsi sui dettagli, i sognatori, i religiosi, i quantistici, fino anche ai negazionisti. C’eravamo già quasi tutti! E pensare che, ad aver assistito all’evento, vero o presunto, non saremo stati più di sei!
Bene! Visto che, anche i bambini di quarant’anni fa sapevano che i palloni vengono utilizzati in campo scientifico, il governo cinese ha verosimilmente dichiarato che si tratta di comuni aerostati per la misura dei parametri meteorologi. Addirittura, per il Foreign Policy, circolavano già da anni sullo spazio aereo americano.
Ma nel fumo grigio di una situazione internazionale a dir poco incandescente, qualcosa succede! Un pallone sfugge al controllo? Si perde? Un malfunzionamento? Una deviazione intenzionale o accidentale?
Difficilmente sapremo cosa sia successo veramente. Non abbiamo mai saputo se gli spagnoli fossero realmente responsabili dell’esplosione della USS Maine nel 1898. Ma, nello spirito di Hearst, l’occasione è stata sufficiente per spingere l’amministrazione Biden ad alzare il polverone e a ribattezzarli improvvisamente come pericolosi “Spy Baloons”, ultima frontiera della tecnologia bellica cinese in grado di rubare informazioni sulle basi militari o di contenere addirittura armi biologiche. Non contento, il pentagono alimenta la confusione abbattendo, oltre al pallone, altri tre oggetti volanti non identificati (UFO) non attribuiti alla strategia di sorveglianza cinese.
Tutta questa baraonda, solo per la gioia degli ufologi? Non credo! E poi, quelli non li fai mica fessi! Sanno bene che i veri UFO non si fanno abbattere con così tanta facilità! Anzi, dalle testimonianze dei piloti negli avvistamenti militari, non si riuscirebbe nemmeno a colpirli! Le loro performance sarebbero sbalorditive! Altrimenti che alieni sono?
Quello dei fenomeni extraterrestri è stato storicamente il territorio ideale della cosiddetta propaganda grigia (1) fatta di verità parziali e distorte, sufficienti a creare una grey zone in cui far proliferare contemporaneamente una miriade di teorie per non riuscire a convergere verso una versione condivisa. Nel frattempo, gli extraterrestri sono diventati tra i principali protagonisti dell’immaginario cinematografico e della cultura contemporanea. Ma, dopo ottanta anni di sberleffi sull’esistenza degli UFO, la “generazione Kolosimo” ha avuto la sua rivincita con la clamorosa disclosure della marina militare che, nel 2019, in piena pandemia, ha ufficialmente ammesso l’inspiegabilità di numerosi fenomeni, e quando, nel 2021, l’amministrazione Biden ha emanato una legge federale che regolamenta, con sbalorditivi dettagli, la ricerca sugli Unidentified Flying Objects.
Sarebbe spassoso farsi rapire dagli UFO ma, aimè, non ce lo possiamo permettere! Dopo che il premio Pulitzer Seymour Hersh ha denunciato la responsabilità statunitense nell’esplosione del gasdotto North Stream, non possiamo cadere nella vecchia trappola del “wag the dog” (2) tesa, come nel film, dagli esperti del consenso per distogliere l’attenzione del pubblico.
Tra i vertici diplomatici, l’aria è pesante tanto che il bailamme è stato sufficiente per annullare la visita prevista dal segretario di Stato Blinken in Cina e ad affossare il percorso di distensione avviato al G20 di Bali, così indispensabile per non far cadere il mondo nel baratro.
Nonostante il fumo mediatico, la puzza di sabotaggio è forte anche in questo caso. Lo conferma il Guardian, secondo il quale però, l’azione non è da attribuire alla leadership di Xi Jinping, piuttosto, i responsabili vanno ricercati tra i cosiddetti hardliner, gli intransigenti del congresso statunitense o i loro equivalenti “sabotatori cinesi”, i guerrafondai che avrebbero volutamente politicizzato la questione tanto da rendere inevitabile il rinvio della visita diplomatica e ostacolare il processo distensivo. Di contro, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino accusa gli Stati Uniti di inviare, fin dal 2021, palloni sullo spazio cinese oltre a navi e aerei in ricognizione senza l’autorizzazione delle autorità competenti.
Eppure, nell’epoca dei super droni, fa specie sapere che il destino del mondo gira intorno a un pallone sonda che vaga nella stratosfera, grazie al principio del buon Archimede. Ma questa palla lenta e romantica può rappresentare davvero una valida tecnologia militare o spionistica? Nel 2018, sul confine di Gaza, la guerriglia palestinese spediva palloni e aquiloni molotov estremamente rudimentali per incendiare le coltivazioni israeliane. Ma i palloni, quelli veri, non appartengono certo alla Palestina che, in forma creativa quanto disperata, si industria come può, nell’impari lotta contro l’implacabile titano israeliano (3).
L’esperto di palloni sabotatori è ovviamente lo zio Sam! Sono stati proprio gli americani, infatti, a fare il primo grande utilizzo militare di aerostati durante la guerra civile. Dall’epoca, i palloni non fecero che accrescere la loro tecnologia parallelamente ai sistemi di guerra psicologica e falsa informazione. All’inizio della guerra fredda, infatti, gli spy ballons della CIA di Allen Dulles svolazzavano sull’Europa orientale per scattare fotografie aeree o per distribuire volantini di propaganda anticomunista al di là della cortina di ferro. Purtroppo per il portavoce cinese, in effetti, non è solo dal 2021 che i palloni a stelle e strisce cavalcano i cieli del drago. Negli anni ‘60 la divisione estremo oriente dell’agenzia più famosa al mondo avviò una “nuova operazione pallone” nella Repubblica Popolare Cinese, allo scopo di “contribuire a fomentare i disordini della rivoluzione culturale e a distrarre la Cina dall’intervento in Vietnam. I palloni partivano da una base segreta a Formosa, carichi di materiale propagandistico accuratamente falsificato dai servizi: volantini, opuscoli, giornali che criticavano duramente le Guardie Rosse e che il vento aiutava a distribuire nelle province meridionali del “paese di mezzo”.
Come in Europa orientale, anche in Cina, il programma pallone si rivelò una buona iniziativa visto che si moltiplicarono gli indizi di una accresciuta resistenza alle Guardie Rosse, tanto da spingere la CIA a installare a Formosa un paio di stazioni radio clandestine destinate a trasmettere propaganda e fake news esattamente come fecero con Radio Free Europe e Radio Liberty (4) in Europa.
A oltre settant’anni dall’America dei fratelli Dulles, la guerra ucraina, le tensioni e i disastri in Medio Oriente, la crisi di Taiwan, il riarmo del Giappone e la lunga lista di conflitti regionali portano il mondo sull’orlo di una nuova crisi nucleare. Sullo skyline geopolitico riemergono i palloni. Erano spariti? o forse mai apparsi? Oggi sono in Montana? domani in Carolina? In quello che sembra una specie di gioco delle tre carte, gli Usa hanno cacciato anche il vecchio jolly degli extraterrestri. Il grigio minestrone della propaganda diventa sempre più nero e non promette nulla di buono!

Quando si dichiara una guerra la prima vittima è la verità (…) Ci deve essere stata più deliberata menzogna nel mondo dal 1914 al 1918, di quanta non ce ne sia stata in qualsiasi altro periodo della storia.
Arthur Ponsonby, Falsehood in War Time, 1928.

Note:
1 – Nell’uso comune viene spesso operata una distinzione tra propaganda ‘bianca’, ‘grigia’ o ‘nera’. La prima è interessata a sostenere la verità senza inganni ma non senza esagerazioni o forzature. La propaganda ‘grigia’ comporta per contro un certo grado di occultamento circa le origini e gli scopi, è selettiva rispetto alla verità e può prevedere l’inganno, crea un miscuglio di mezze verità e notizie distorte che ha lo scopo di influenzare le opinioni dell’uditorio. La propaganda ‘nera’, infine, è la disinformazione, la spudorata menzogna magari accompagnata, per ovvi motivi di credibilità, da qualche mezza verità e da informazioni distorte, altamente ingannevole, totalmente priva di principi e con un forte impatto emotivo. Quella nera è dunque la propaganda di guerra!
2 – “Scodinzolare il cane” significa distogliere intenzionalmente l’attenzione da ciò che ha una certa rilevanza verso qualcos’altro che ne ha decisamente di meno. Così facendo, l’evento meno significativo viene catapultato sotto i riflettori, distogliendo l’attenzione su quella che in origine era la questione più importante.
L’espressione deriva dal detto che “un cane è più intelligente della sua coda”, ma se la coda fosse più intelligente, allora la coda “agiterebbe il cane”. Il suo primo utilizzo fu nell’opera teatrale del 1858 Our American Cousin. Considerata la densità del concetto, non possiamo che giudicare malamente la scelta di tradurre con un banale Sesso e Potere, il titolo del bellissimo film del 1997: Wag The Dog, nel quale D. Hoffman orchestra azioni militari superflue per distrarre l’attenzione dagli scandali domestici.
3 – Un recente rapporto dell’OCHA specifica che nel solo mese di gennaio 2023, i soldati israeliani ha commesso ben 3532 violazioni contro la popolazione palestinese.
4 – MARCHETTI VICTOR – MARKS, JOHN D., CIA Culto e mistica del servizio segreto, Garzanti Editore, 1975.

* Alberto Piccinni è laureato in Relazioni Internazionali all’Università di Bologna e lavora come cooperante internazionale in Libano e in Algeria. Educatore e MusicArTerapeuta, ha coordinato in Italia e all’estero progetti dedicati all’infanzia e alla disabilità nei campi profughi di lunga permanenza e ricerche storiche e antropologiche a scopo scientifico o divulgativo.