Usa. La strage di Parkland è solo l’ultima: girano troppe armi

di C. Alessandro Mauceri

Ennesima strage in una scuola negli USA. A Parkland, in Florida, Nikolas Cruz, 19 anni, ha sparato sulla folla uccidendo 17 persone e ferendone decine.
L’attenzione dei media si è concentrate subito sul fatto che Il giovane attentatore reo confesso, era dotato di un enorme arsenale tra cui un fucile semiautomatico leggero modello Ar-15, numerose munizioni di riserva e alcune granate fumogene.
In realtà quello della scuola Stoneman Douglas è solo l’ultimo di una lunghissima lista di eventi analoghi negli USA. A febbraio, a Los Angeles, due studenti di una scuola erano rimasti feriti per un colpo partito (si dice accidentalmente) da una pistola nascosta in uno zaino. E a gennaio, a Benton in Kentucky, due persone erano morte e 18 erano rimaste ferite per i colpi di arma da fuoco sparati da un quindicenne. In totale, dall’inizio del 2018, sarebbero 18 le sparatorie all’interno delle scuole, di cui 8 con morti e feriti, 8 senza alcun ferito e due suicidi. E ogni volta si è tornati a parlare del problema della libertà degli attentatori di dotarsi di armi e munizioni.
La diffusione (secondo molti eccessiva) della armi negli USA non è una novità. Solo nel 2015 hanno provocato oltre 12mila vittime e “mass shooting” in circa 100 aree metropolitane (dati Iriad-Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo). Il report di Maged Srour “Gli Stati Uniti e le armi da fuoco. L’utilizzo delle armi leggere in America: tra salvaguardia di un diritto e garanzia della sicurezza” ha sottolineato come negli Stati Uniti, ogni anno, oltre 30mila persone rimangono uccise da armi da fuoco. La media giornaliera è di 30 vittime e la metà di queste sono giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni; un terzo sono ancora più giovani, di età sotto i 20 anni.
Eppure un’inchiesta dell’Archivio Disarmo parla di una “forte riluttanza della popolazione ad un pur minimo controllo delle vendite nel settore”. Quella americana è tra le popolazioni più armate al mondo: vi sono 89 armi da fuoco ogni 100 abitanti, per un totale di 270 milioni di armi. Il secondo classificato lo Yemen, ha una percentuale del 40% minore ( 54,8 armi da fuoco ogni 100 abitanti).
Nonostante negli USA esistano regole precise (anche la proposta di Trump di consentire l’acquisto quasi per corrispondenza era stata bocciata sul nascere), la facilità con cui vengono disattesi I controlli è sorprendente. D’altro canto, la lobby delle aziende produttrici di armi e armamenti è potentissima e il giro d’affari che ruota intorno a questo settore è spaventoso: secondo l’NSSF il giro d’affari che ruota intorno alla produzione al commercio e all’utilizzo delle armi da fuoco si aggira intorno ai 49,2 miliardi di dollari, che generano oltre 263mila posti di lavoro full time
Per questo non dovrebbe sorprendere il numero di persone che ogni anno perdono la vita in scontri a fuoco negli USA. Un numero spaventoso ma che non è bastato a convincere il Congresso ad intervenire: anzi ha ripetutamente rifiutato di varare misure sulle restrizioni circa il possesso delle armi.
L’unica cosa che ha fatto è stata spendere enormi somme per cercare di evitare o almeno di ridurre le probabilità che questi scontro a fuoco avvenissero nelle scuole. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, nel 2017, il mercato delle attrezzature di sicurezza nel settore dell’istruzione ha raggiunto la ragguardevole somma di 2,68 miliardi di dollari.
Giri d’affari spaventosi che hanno un costo in vite umane inaccettabile, ma che non sono abbastanza per convincere gli americani a rinunciare almeno in parte al diritto ad autodifendersi (negli USA garantito dal Secondo Emendamento alla Costituzione) e sostenuto a spada tratta dalla lobby dei produttori di armi e armamenti. Ben sapendo che proprio grazie a questo “diritto”, personaggi come Cruz, dopo aver dichiarato in un video “Voglio diventare un professionista dei massacri nelle scuole”, possono farlo davvero. E subito dopo andare in un supermercato e poi in un fast food come se niente fosse ripreso dalle telecamere di sorveglianza. In barba ai diritti di altri cittadini e ai controlli delle autorità: par eche in una dichiarazione, il Federal Bureau of Investigation, il mitico FBI statunitense abbia dichiarato di essere a conoscenza di quelle dichiarazioni e di avere compiuto “controlli su database e altre verifiche” ma di non essere riuscito a identificare la persona che lo aveva fatto.
Almeno fino a quando non è entrato in una scuola e non ha fatto una strage.