Usa. Le elezioni al microscopio della Bocconi

di Susanna Della Vedova * –

Otto professori, tra economisti, scienziati politici, storici e giuristi, analizzano le diverse dinamiche che condizionano la campagna elettorale dei due candidati e discutono dell’importanza delle prossime elezioni americane per i rapporti tra Usa ed Europa, sia a livello politico e di sicurezza, sia commerciale. Il focus è stato realizzato dallo IEP@BU – Institute for European Policymaking at Bocconi University
Un focus per capire come e perché le prossime elezioni per la presidenza degli Stati Uniti rivestono un ruolo importante anche per il futuro europeo e quali sono le dinamiche che le condizionano. È quello realizzato dallo IEP@BU – Institute for European Policymaking at Bocconi University e pubblicato sul sito dell’Università. Nel pezzo di apertura, Andrea Colli, professore di storia economica, discute dell’importanza di queste elezioni per il futuro dell’Unione Europea, ponendo l’accento sul rischio che l’UE possa trovarsi sola e impreparata a fronteggiare il ritorno di conflitti globali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Europa ha beneficiato del patrocinio statunitense, che ha permesso una pace prolungata, ma con il mutamento geopolitico globale e il riemergere della competizione tra grandi potenze, l’Europa è di nuovo vulnerabile. L’autore riflette sul fatto che l’esito delle elezioni potrebbe influenzare negativamente la sicurezza europea, a meno che l’UE non ripensi alla sua storia di conflitti e lavori per costruire una nuova sicurezza condivisa e duratura.

Franco Bruni, professore emerito della Bocconi e presidente dell’ISPI, discute l’impatto dell’inflazione e delle politiche della Federal Reserve (Fed) sugli elettori e sulle elezioni presidenziali statunitensi del 2024. La Fed, dopo aver inizialmente sottovalutato l’inflazione, ha iniziato a combatterla con una politica di restrizione monetaria a partire dal 2022, ottenendo risultati positivi senza compromettere troppo la crescita economica e l’occupazione. Tuttavia, nonostante la diminuzione dell’inflazione, l’aumento dei prezzi rimane una preoccupazione per molti elettori, che potrebbero votare considerando principalmente il costo della vita e non l’efficacia delle misure adottate. Infine, si sottolinea che temi come sicurezza, sanità e relazioni internazionali potrebbero avere un peso maggiore nel determinare il risultato elettorale rispetto all’inflazione e ai tassi d’interesse.

Nilanjiana Dutt, professoressa di strategia competitiva, prende invece in esame le differenze tra il lobbying negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. Negli USA, il lobbying si concentra principalmente sulle elezioni e sull’influenza diretta su singoli politici, con campagne elettorali sempre più costose supportate da donazioni aziendali attraverso PAC. Nonostante ciò, il collegamento tra aziende e presidenti è difficile da tracciare chiaramente. Nell’UE, invece, il lobbying è maggiormente orientato a influenzare le regolamentazioni piuttosto che i politici. Le aziende, incluse quelle non europee, spendono ingenti somme per influenzare decisioni normative che possono avere impatti globali. L’“Effetto Bruxelles” dimostra il potere regolamentare dell’UE, che attira le aziende interessate a plasmare le leggi.

Massimo Morelli, professore di Political Science, esplora l’efficacia del populismo nella politica statunitense, evidenziando come sia utilizzato strategicamente per massimizzare il successo elettorale. L’elezione di Donald Trump nel 2016 ha scosso il panorama politico globale, con preoccupazioni che un suo secondo mandato possa indebolire le alleanze economiche e di sicurezza con l’Europa. Il populismo, però, non è limitato a Trump, ma è una strategia usata da vari politici, anche in Europa, per capitalizzare l’incertezza economica e le paure identitarie. Il testo sottolinea come il populismo polarizzi le società, minacciando la stabilità democratica, e venga modulato dai candidati a seconda delle condizioni economiche e politiche locali. Anche Kamala Harris ha adottato toni populisti nella campagna presidenziale del 2024.

Graziella Romeo, professoressa di diritto comparato pubblico, si concentra sulla crisi politica americana, caratterizzata da un “stile paranoico” descritto da Richard Hofstadter, che evidenzia una retorica estrema e cospirativa nella politica americana, accentuatasi durante l’era Trump. La rivolta del 6 gennaio 2021 è vista come esempio di questa paranoia politica, con profonde implicazioni per la democrazia americana. Le divisioni sociali negli Stati Uniti, alimentate da cambiamenti demografici e dalla paura della perdita di potere da parte della maggioranza bianca protestante, si riflettono in parte anche in Europa. Le democrazie europee affrontano simili sfide, con tensioni legate all’immigrazione, alla globalizzazione e ai movimenti populisti. Il testo sottolinea la necessità di preservare il dialogo, il compromesso e i principi democratici per mantenere la stabilità politica, sia negli Stati Uniti che in Europa.

Il pezzo di Gianmarco Ottaviano, titolare della Cattedra Achille e Giulia Boroli in studi europei, discute le conseguenze dell’approccio “America First” sulla politica commerciale e diplomatica, con particolare riferimento all’Europa. Sia con Kamala Harris che con Donald Trump come presidente, la politica commerciale degli Stati Uniti continuerà con tendenze protezionistiche. Mentre Trump favorisce un “decoupling” netto dalle importazioni cinesi, Harris punterebbe a un “de-risking” selettivo. Inoltre, Trump preferirebbe un approccio bilaterale e unilaterale, mentre Harris promuoverebbe alleanze multilaterali, come l’Indo-Pacific Economic Framework. L’Europa dovrà scegliere tra inseguire il protezionismo americano o sfruttare nuove opportunità diplomatiche ed economiche, soprattutto se Trump sarà presidente.

Arnstein Aassve, professore di demografia, esplora l’influenza delle tendenze demografiche sull’elettorato statunitense nella corsa presidenziale del 2024. Kamala Harris beneficia del crescente sostegno dei giovani elettori, un gruppo demografico che la favorisce rispetto a Donald Trump. Tuttavia, i giovani votano meno rispetto agli elettori più anziani, che tendono a sostenere i Repubblicani. L’elettorato statunitense è diventato più diversificato e anziano, con una diminuzione degli elettori bianchi e cristiani, e un aumento di elettori di minoranze etniche e non religiosi. Harris è particolarmente apprezzata dalle donne e dai giovani, ma per vincere dovrà motivare questi gruppi a votare, sfruttando piattaforme digitali come TikTok e Snapchat per mantenere alto l’entusiasmo fino alle elezioni.

Infine Chiara Graziani, docente del Dipartimento di studi giuridici, analizza il ruolo della sicurezza nazionale e del contro-terrorismo nel discorso elettorale statunitense, con particolare riferimento alla corsa presidenziale tra Kamala Harris e Donald Trump. Si distinguono tre aree chiave: il terrorismo internazionale, il terrorismo domestico e le misure di prevenzione durante la campagna elettorale. Il terrorismo internazionale, pur meno rilevante rispetto al passato, è usato dai Repubblicani per criticare le politiche di sicurezza dei Democratici. Il terrorismo domestico, evidenziato dall’attacco del 6 gennaio 2021, è stato affrontato dall’amministrazione Biden con strategie mirate, ma l’implementazione legislativa è stata ostacolata. Infine, l’attentato contro Trump nel 2024 ha riacceso l’attenzione sulla necessità di prevenire la violenza politica durante la campagna elettorale.

* Ufficio stampa Università Bocconi.