Usa. Le elezioni di midterm: più luci che ombre per i democratici

di Domenico Maceri*

Sarah Palin, la candidata alla vicepresidenza di John McCain nel 2008, è stata sconfitta alle elezioni e non potrà occupare l’unico seggio al Congresso dell’Alaska. La Palin aveva ricevuto l’endorsement di Donald Trump, ma alla fine la democratica Mary Peltola ha avuto la meglio in uno stato considerato “red”, che i repubblicani avevano rappresentato alla Camera per 50 anni. La Peltola occuperà il seggio divenuto vacante dalla scomparsa del repubblicano Don Young. La sconfitta di Palin, uno dei politici repubblicani di rilievo nazionale, ha mandato un campanello di allarme alla loro possibile riconquista della maggioranza alla Camera alle elezioni di midterm, che si terranno tra due mesi circa.
Il partito del presidente in carica tradizionalmente perde terreno alle elezioni di midterm e ci si aspettava che i repubblicani vincessero la maggioranza in una o persino ambedue le Camere. Ciò potrebbe essere un disastro per l’attuale presidente Joe Biden ,che vedrebbe la sua agenda politica paralizzata dal Partito Repubblicano. A seguito del voto dell’Alaska si cominciano a vedere spiragli che potrebbero fare sorridere i democratici.
L’elezione di midterm l’8 novembre include il rinnovo di tutta la Camera, un terzo del Senato, e 36 governatori. Fino a poco tempo fa si prevedeva una vittoria a valanga dei repubblicani. Adesso le cose sembrano essere poco chiare, e potrebbe essere dovuto in grande misura all’influenza di Biden, di Trump, e della Corte Suprema, i cui nomi non appariranno nelle schede elettorali ma che sono divenuti figure ingombranti.
L’attuale inquilino alla Casa Bianca aveva un indice di gradimento al di sotto del 40%, ma il suo trend è in ascesa. Il più recente sondaggio informa che il 44% degli americani approva l’operato di Biden. Il cambiamento si deve in parte al basso livello della disoccupazione (3,9%), la riduzione del prezzo del gasolio (sceso da 5,2 a 4,14 dollari al gallone), e anche al recente maxi piano legislativo. La nuova legge dovrebbe controllare l’inflazione, vi saranno investimenti sull’energia elettrica, la lotta al cambiamento climatico e la riduzione dei costi delle medicine. Biden sente di essere in ascesa ed ha iniziato a fare campagna elettorale attaccando i sostenitori di Trump, i cosiddetti membri del “MAGA” (Make America Great Again, lo slogan di Trump). Il presidente li ha accusati di essere vicini al “fascismo” e di mettere in pericolo la democrazia.
Il successo dei negazionisti dell’elezione del 2020, sostenuti da Trump, sta rivelando deboli candidati per il loro estremismo. Da aggiungere anche i guai giudiziari dell’ex presidente Trump, che causano preoccupazione al Partito Repubblicano. Secondo alcuni analisti il Dipartimento di Giustizia si starebbe preparando a incriminarlo per avere violato leggi federali per via del suo possesso illegale di documenti riservati e top secret. L’altro modo in cui l’ex presidente aiuta paradossalmente i democratici è il suo supporto di candidati a lui fedelissimi ma anche estremisti. Alcuni sono stati persino assistiti finanziariamente dai democratici a scapito di altri più moderati, considerandoli più abbordabili. Mitch McConnell, senatore del Kentucky e leader della minoranza repubblicana al Senato, ha capito questo gioco. McConnell ha messo in dubbio la possibile vittoria del suo partito a novembre, cosa che lo porterebbe a leader della Camera alta. McConnell ha giustamente identificato la scelta poco saggia di candidati poco eleggibili, vedi fedelissimi a Trump.
L’altro assist al probabile successo elettorale democratico a novembre è emerso dalla decisione della Corte suprema di abolire il diritto all’aborto. Nelle elezioni primarie i candidati repubblicani si sono in grande misura dichiarati ferocemente contrari all’aborto, ma adesso non pochi di loro stanno moderando le loro posizioni. In parte si deve al recente esito elettorale in Kansas, Stato molto “red”, dove il forte flusso di donne alle urne ha mantenuto il diritto costituzionale dell’aborto. La revoca del diritto all’aborto, una vittoria per i repubblicani, si sta rivelando un cavallo di Troia.
La situazione attuale alla Camera vede i democratici alla maggioranza con 5 parlamentari in più dei repubblicani, mentre al Senato esiste un pareggio di 50 a 50; tuttavia in caso di voti uguali la vice presidente Kamala Harris può votare e ovviamente fare pendere gli esiti a favore dei democratici. Il flusso alle urne nelle elezioni di midterm è spesso basso, ma nel 2018 la rabbia per l’elezione di Trump aveva spinto ad un aumento dei votanti dell’11% rispetto al 2014. Trump non è più presidente, ma la decisione sull’aborto è legata a lui e ai tre giudici da lui nominati alla Corte suprema. Voteranno in massa le donne per punire Trump e i repubblicani?

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.