Usa. Rotana e Tala Farea si sono suicidate: le due ragazze arabe preferirono la morte al rimpatrio

di Melissa Aleida –

Appena tre mesi fa le salme di Rotana e Tala Farea, rispettivamente di 23 e 16 anni, sono state ritrovate a New York nel fiume Hudson. Si tratta di due ragazze saudite, fuggite dall’Arabia per chiedere asilo politico negli Stati Uniti. Inizialmente si sospettava che si trattasse di omicidio, ma ieri la dottoressa Barbara Sampson, dopo mesi di indagini e accertamenti medici, ha affermato con sicurezza che si tratti di doppio suicidio. Alcuni testimoni hanno riferito ad al-Jazeera di aver ripetutamente sentito le ragazze dire di preferire la morte piuttosto che tornare in Arabia Saudita.
Dal 2017 fuggivano dagli abusi, prima in Virginia, poi a Philadelfia, infine a New York dove hanno posto fine alle loro vite. In Arabia Saudita vengono ancora perpetrati gravi crimini contro la donna. Sebbene gli occhi dell’occidente siano concentrati sul burqa o non burqa, sono ben altre le limitazioni di libertà che le saudite sono costrette a subire, ad esempio: viaggiare con l’autorizzazione del proprio sorvegliante maschile (prima il padre, poi il marito), le donne saudite non hanno diritto ad un processo equo (perfino in tribunale la voce della donna conta meno dell’uomo), non possono aprire un conto in banca, sono penalizzate in materia di divorzio, sono emarginate negli spazi pubblici. Rotana e Tala Farea si sono suicidate legandosi del nastro adesivo sui corpi, un nastro adesivo che le tenesse strette e vicine anche durante la caduta dal ponte. Quel nastro adesivo ricorda metaforicamente il nastro adesivo che copre la bocca degli omertosi, che copre gli occhi del Re Salman quando sbandiera il raggiungimento di progresso e emancipazione in un decretino che autorizza le donne a guidare senza finire in carcere, oppure l’adesivo che copre occhi e bocca dell’UE, dell’Italia che da un lato vanta le proprie lotte cartacee in difesa dei diritti umani, dall’altro gioca la Supercoppa italiana Juventus-Milan a Jeddah, in Arabia Saudita (la Figc non ha scrupoli quando si tratta del “tutto esaurito” negli stadi). Rotana e Tala sono rimaste vittime di quel nastro adesivo, di quelle catene che opprimevano la loro libertà personale: entrambe vittime di una visione dell’esistenza irrimediabilmente compromessa.