Usa. Rotte migranti, record rifugiati attraverso Tappo del Darién

di Francesco Giappichini –

Grazie al reportage pubblicato il 7 ottobre dal quotidiano “The New York times”, firmato da Julie Turkewitz e titolato “In record numbers, venezuelans risk a deadly trek to reach the U.S. border”, nel mondo è tornata in primo piano la rotta migratoria del Tapón del Darién o Tappo del Darién. La cui meta finale sono gli Stati Uniti. Hanno così avuto finalmente risonanza le tante grida di allarme, che periodicamente gli esperti lanciano su questa diaspora. A cominciare dalle previsioni di Santiago Paz Noboa, funzionario dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui, nel corso del 2022, almeno 200mila migranti, provenienti in primis dal Venezuela, avranno attraversato la giungla che separa Colombia e Panama.
Andiamo però con ordine: il Darién gap (in inglese) è un’area di foresta pluviale equatoriale, che si estende per 25mila chilometri quadrati come la Sicilia. Una regione che è impenetrabile, anche per via dei rilievi montuosi e delle paludi, e molto pericolosa: sia a causa degli animali selvatici (serpenti e giaguari), sia per essere attraversata da trafficanti di persone, narcos e guerriglieri. Una zona dove s’interrompe il famoso sistema viario, noto come Panamericana. Ebbene secondo l’Oim, agenzia delle Nazioni unite, nel 2021 questa lingua di terra è stata attraversata da oltre 133 mila migranti: lo stesso dato registrato nell’intero decennio precedente. Numeri peraltro già superati nei primi nove mesi del 2022, dopo l’esodo record di settembre. Mese in cui, nonostante la stagione delle piogge, si è sfiorata quota 48mila. Mentre notizie ancor più drammatiche giungono dagli Stati uniti, dove le autorità stimano in 150 mila i rifugiati venezuelani che hanno raggiunto, tra gennaio e settembre, il confine Sud.
Come spiegano recenti inchieste giornalistiche, ad esempio quella che Alvaro García ha redatto sul portale panamense “Yo reportero”, è sempre più evidente, nell’area, la crescita delle mafie dedite al traffico di esseri umani. Tuttavia il Governo riformista di Panama pare capace di gestire l’emergenza, riuscendo, parola dell’Oim, a «rispettare gli standard internazionali e preservare i diritti dei migranti». Ai confini con Colombia e Costa Rica sono state istituite le Estaciones de recepción migratoria (Erm), per fornire assistenza e monitorare il fenomeno: qui gli emigranti ricevono cibo e cure mediche, e sono poi identificati con dati biometrici, per conoscere le reali dimensioni del transito. Non mancano tuttavia le richieste di assistenza: “Ancora una volta abbiamo un aumento della migrazione e Panama non può assumersi questa responsabilità da solo. Abbiamo bisogno di aiuto e lo chiederemo”, ha affermato la ministra de Relaciones exteriores panamense, Erika Mouynes. Altro tema rilevante, la nazionalità dei migranti: se nel 2021 a prevalere erano gli haitiani, nel 2022 sono per ora al primo posto i venezuelani. Si segnalano poi le quote consistenti di ecuadoriani, cubani e africani. E sarà un caso, ma dopo cinque giorni dall’uscita del reportage sull’autorevole “The New York times”, Stati Uniti e Messico hanno firmato un nuovo accordo migratorio, per regolare i flussi dal Venezuela. Vi si prevede la deportazione in Messico di chi attraversi illegalmente la frontiera tra i due Paesi, e la concessione di 24mila visti annui a chi possieda certe qualifiche. Si tratta di permessi umanitari analoghi a quelli che beneficiano i profughi ucraini, e che consentono il soggiorno negli Stati uniti per due anni.