Usa. Russiagate: la Corte di Washington blocca le indagini su Flynn

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La Corte di appello di Washington D.C. ha stabilito che il giudice federale che segue il caso Flynn è obbligato ad accettare la richiesta del dipartimento di Giustizia di far cadere le accuse contro di lui e quindi di passare all’archiviazione.
L’argomento in questione è il Russiagate, e l’effimero consigliere alla Sicurezza nazionale Michael Flynn era stato sospettato nel 2017 di aver avuto rapporti con i russi già durante la campagna elettorale di Donald Trump, quando avrebbe promesso all’ambasciatore russo a Washington Sergey I. Kislyak l’eliminazione delle sanzioni alla Russia. I contatti con la Russia li ebbero in tanti della cerchia di Trump, promesse più o meno bislacche in cambio probabilmente dell’attacco hacker russo ai computer dei democratici: Hillary Clinton fino ad allora era in testa di 9 punti su Trump, ma le oltre 20mila email divulgate portarono alla luce un’operazione del comitato centrale del Partito Democratico, che avrebbe dovuto essere neutrale, volta a screditare il candidato alle primarie Bernie Sanders a vantaggio dell’ex segretario di Stato. Da allora per Clinton fu una discesa inarrestabile.
Tra l’altro Flynn si era dichiarato colpevole di aver mentito agli investigatori dell’Fbi nell’ambito dell’inchiesta sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016, tirando in ballo anche il vicepresidente Mike Pence, ma poi aveva rimodulato le sue affermazioni ritirando l’ammissione di colpevolezza.
Il giudice Emmett Sullivan aveva deciso di vederci chiaro ed aveva nominato il collega John Gleeson per procedere con l’accusa di falsa testimonianza, ma poi gli avvocati di Flynn si erano rivolti alla Corte d’Appello intascando la vittoria di oggi.
Al Senato l’ex capo dell’Fbi James Comey aveva affermato che il presidente Usa gli aveva chiesto di chiudere le indagini su Flynn (“lascialo andare, è un bravo ragazzo”), e Trump era passato al contrattacco negando tutto, restituendo a Comey l’accusa di essere un “bugiardo” e tacciandolo persino di essere una “gola profonda”.