USA. Studio Epi scuote American dream, ‘paese è sempre più ineguale’

Adnkronos/Aki, 5 mag 12 –

L’American Dream, il sogno americano, al centro del dibattito in quest’infuocata battaglia per le prossime presidenziali, e’ sempre piu’ spesso messo in discussione. Esiste ancora l’American Dream, quell’ascensore sociale che ha contribuito a fare degli Usa una superpotenza mondiale? A mettere serie ipoteche su quel sogno-motore dell’America questa volta e’ uno studio pubblicato dall’Economic Policy Institute (Epi) di Washington, influente think tank economico di area progressista. Dati alla mano, gli analisti individuano nell’aumento delle retribuzioni dei super amministratori delegati d’Oltreoceano – cresciute in modo esponenziale negli ultimi 30 anni, a fronte di salari sostanzialmente stagnanti corrisposti alla ”working class” – il primo fattore responsabile della preoccupante disparita’ retributiva che caratterizza l’America odierna. Secondo il rapporto su ”Come i compensi degli executives e del settore finanziario hanno aumentato l’ineguaglianza dei redditi”, questo trend oltretutto si e’ accentuato nel tempo nonostante la produttivita’ oraria dei dipendenti, nello stesso periodo, sia quasi piu’ che raddoppiata. In particolare, rilevano gli analisti, dal 1978 al 2011 – l’arco di tempo considerato – le retribuzioni degli amministratori delegati (Ceo) sono cresciute di oltre il 725% mentre gli incrementi salariali dei lavoratori sono stati del 5,7% circa. Solo l’anno scorso gli amministratori delegati sono stati retribuiti mediamente 231 volte in piu’ dei loro addetti, considerando anche il valore delle stock options nei loro portafogli. La cosiddetta ratio ”compensazione dirigente rispetto a lavoratore”, nel 1965 – sottolinea lo studio – era circa di 20 a 1.
 I risultati dell’indagine dell’Epi, in realta’, secondo autorevoli media americani, sono assolutamente in linea con altri studi e con le statistiche ufficiali. Nel 2011, secondo un’indagine di Gmi Ratings citata dal prestigioso Huffington Post, le busta paga dei top ”executives” americani sono aumentate di un altro 15%, dopo aver registrato un balzo del 28% nel 2010, l’annus horribilis dell’economia americana. Sempre nel 2011, il Labor Department (il ministero Usa per il Lavoro) evidenziava come il salario degli operai adeguato all’inflazione fosse calato del 2%. L’Huffington Post taglia corto: negli Usa, ”l’ineguagliana retributiva e’ esplosa”. Gli fa eco il Los Angeles Times secondo cui il ”gap salariale tra dirigenti e lavoratori di base negli Usa e’ piu’ ampio che in qualsiasi altro paese del mondo sviluppato”. I dati dell’Epi – a ben guardare – sono addirittura piu’ ”confortanti” di quelli pubblicati da Afl-Cio, la federazione di sigle sindacali che rappresenta circa 12 milioni di lavoratori americani: le loro analisi concludono infatti che nel 2011 un ”Chief Executive Officer” di una societa’ quotata nello S&P 500 ha guadagnato tra salario, stock options e altri compensi, anche 380 volte in piu’ dello stipendio medio di un lavoratore americano.
 A fare riflettere gli analisti, tuttavia, e’ soprattutto l’accelerazione del trend negli ultimi decenni. Un trend che non ha conosciuto inversioni significative neppure dopo l’esplosione della bolla delle societa’ ”dot.com” e neppure, fatto anora piu’ singolare, con il brusco rallentamento dell’economia globale. L’ultima rivelazione shock arriva proprio dai documenti consegnati da Lehman Brothers a seguito della clamorosa bancarotta del 2008, il crack piu’ grosso della storia americana: a pochi mesi dal collasso che ha destabilizzato l’economia mondiale, secondo le carte recentemente rese pubbliche, il colosso finanziario aveva sborsato quasi 700 milioni di dollari per retribuire i suoi 50 dipendenti top. Retribuzioni esorbitanti – dagli 8 ai 51 milioni di dollari l’anno – che non erano certo riservate solo agli ”executives”. Singoli trader e anche dirigenti di societa’ satelliti di Lehman avevano infatti negoziato ”pacchetti” (in cash, azioni e benefit vari) ben piu’ sostanziosi degli ”executive” della Lehman stessa.