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Il presidente Usa Donald Trump è intervenuto sul tema Iran affermando che “Se Teheran fosse in grado di consegnare l’ex agente dell’Fbi Robert A. Levinson, rapito negli Stati Uniti, che è scomparso in Iran da 12 anni, sarebbe un passo molto positivo”.
Levinson è scomparso sull’isola iraniana di Kish, zona di libero scambio con un’alta concentrazione i macro-criminalità, nel 2007. Gli Usa hanno sempre negato che si trattasse di un agente dell’Fbi o della Cia, mentre le autorità iraniane hanno insistito in più occasioni di non conoscerne la sorte. È stata un’indagine dell’Associated Press a comprovare l’appartenenza alla Cia di Levinson, mentre il presidente iraniano Hassan Rohani ha affermato nel 2013, nel corso di un’intervista per la Cnn, che “Siamo disposti a prestare il nostro aiuto, e tutti i servizi di intelligence possono riunirsi per raccogliere informazioni su di lui per capire dove si trovi”. Per John Miller della CBS l’affermazione di Rohani sarebbe una “tacita ammissione che Levinson sia in custodia e che non vi sono state trattative” per la sua liberazione.
Trump ha poi proseguito la sua affermazione twittando che “l’Iran sta arricchendo e ha arricchito l’uranio. Sarebbe un passo molto brutto”. In realtà sono stati gli Usa ad uscire dal Jpcoa del 2015 sottoscritto da Barak Obama e dai rappresentanti di Russia, Francia, Gb, Cina + Germania (Ue), costringendo i paesi alleati tra cui l’Italia a non acquistare idrocarburi dalla Repubblica Islamica. Donald Trump aveva messo la cassazione dell’accordo già nella sua campagna elettorale, tuttavia voci di corridoio della Casa Bianca hanno riferito ai media statunitensi di una sorta di pentimento della scelta, in quanto l’uscita dal Jpcoa verrebbe ad essere un pantano diplomatico di difficile via d’uscita, con il rischio addirittura che si inneschi un’escalation dalle conseguenze imprevedibili. D’altronde gli ispettori dell’Aiea hanno sempre riportato del pedissequo rispetto da parte dell’Iran del Jpcoa.
