Usa. Trump e la NATO: una svolta geopolitica all’orizzonte?

di Giuseppe Gagliano

Negli ultimi giorni il mondo guarda con apprensione alle mosse dell’amministrazione Trump, dopo che gli Stati Uniti hanno comunicato agli alleati NATO l’intenzione di sospendere la partecipazione alla pianificazione delle future esercitazioni militari in Europa, come riportato dal quotidiano svedese Expressen. La decisione, che non riguarderebbe le manovre già programmate per il 2025, segna un potenziale punto di svolta nelle relazioni transatlantiche e apre scenari geopolitici di vasta portata, tra cui una possibile ridistribuzione delle truppe americane e un ripensamento del ruolo della NATO stessa.
Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump starebbe valutando non solo lo stop alla pianificazione delle esercitazioni, ma anche un ridispiegamento strategico delle forze USA in Europa. Il Telegraph riferisce che circa 35mila militari americani potrebbero essere ritirati dalla Germania per essere trasferiti in paesi dell’Europa orientale come l’Ungheria, che sotto Viktor Orbán mantiene una linea di dialogo con la Russia. Questo spostamento sembra rispondere a due obiettivi: premiare i membri NATO che rispettano gli impegni di spesa per la difesa (il famoso 2% del PIL, che Trump vorrebbe vedere salire al 5%) e inviare un messaggio agli alleati percepiti come “non allineati” agli interessi americani.
La decisione arriva in un contesto di tensioni crescenti. Trump ha più volte criticato la NATO definendola “obsoleta” durante la sua prima presidenza e minacciando di ridurre l’impegno statunitense se gli alleati non aumentassero i contributi finanziari. Ora, con il conflitto in Ucraina ancora in corso e la Russia che mantiene una postura assertiva, questa mossa potrebbe essere letta come un tentativo di forzare l’Europa a prendere in mano la propria sicurezza, o come un preludio a un disimpegno più ampio.
La notizia ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, alcuni leader europei, come il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, hanno sottolineato la necessità di un coordinamento militare più forte a livello continentale, evocando l’idea di un esercito europeo. Dall’altro, paesi dell’Europa orientale, già in prima linea contro la Russia, temono che un ritiro americano possa indebolire il fianco orientale della NATO, lasciando un vuoto che né Bruxelles né Mosca tarderebbero a riempire.
A Washington figure come Marco Rubio hanno difeso la linea dura di Trump, sostenendo che gli alleati devono “dire grazie” agli Usa per il supporto logistico e tecnologico, come Starlink in Ucraina, invece di lamentarsi. Tuttavia la minaccia di interrompere le esercitazioni arriva in un momento delicato: la NATO sta cercando di dimostrare unità e forza di fronte alle provocazioni russe, e qualsiasi segnale di frattura potrebbe essere sfruttato dal Cremlino.
Proviamo a immaginare alcune traiettorie geopolitiche che potrebbero emergere da questa decisione.

– L’Europa si arma da sola: se gli Stati Uniti riducessero davvero il loro impegno nella NATO, i paesi europei potrebbero accelerare la creazione di una forza di difesa comune. Questo scenario, auspicato da tempo da Francia e Germania, potrebbe trasformare l’UE in un attore militare autonomo. Tuttavia le divisioni interne, tra chi vuole una NATO forte e chi punta sull’autonomia, renderebbero il processo lungo e accidentato. Nel frattempo, la Russia potrebbe approfittarne per testare la risolutezza europea, magari con incursioni nello spazio aereo dei Baltici o cyberattacchi su larga scala.

– Una NATO “bifronte”: Trump potrebbe spingere per una ridefinizione dell’Alleanza, con gli USA concentrati sul Pacifico contro la Cina e l’Europa responsabile del contenimento russo. Il trasferimento di truppe in Ungheria, un paese filorusso, potrebbe essere un segnale di questa strategia: premiare chi si allinea agli interessi americani, anche a costo di contraddizioni interne alla NATO. In questo caso, però, l’unità dell’Alleanza rischierebbe di sgretolarsi, con paesi come Polonia e Stati Baltici che si sentirebbero traditi.

– Escalation con Mosca: se la Russia percepisse lo stop alle esercitazioni come un segno di debolezza, potrebbe intensificare le provocazioni militari. Immaginiamo un’ipotesi estrema: un’incursione russa in un paese NATO, come l’Estonia, per testare la reazione dell’Alleanza senza il pieno supporto Usa. Senza una risposta coordinata, il principio di difesa collettiva dell’Articolo 5 potrebbe vacillare, segnando la fine della NATO come la conosciamo.

La mossa di Trump sembra riflettere la sua visione “America First”: gli Stati Uniti non vogliono più fare da scudo globale a costo zero. Tuttavia, il timing è rischioso. Con la guerra in Ucraina che drena risorse e un Medio Oriente instabile, un indebolimento della NATO potrebbe destabilizzare l’intero Occidente. L’Europa, dal canto suo, non è ancora pronta a colmare il vuoto: i budget militari sono in aumento, ma la mancanza di una vera integrazione difensiva la rende vulnerabile.
In definitiva la minaccia di interrompere le esercitazioni NATO non è solo una questione di logistica militare, ma un test per il futuro dell’ordine globale. Se Trump andrà fino in fondo, potremmo assistere a una ridefinizione delle alleanze che segnerà il XXI secolo. Resta da vedere se l’Europa troverà la volontà politica per rispondere – o se Mosca e Pechino coglieranno l’occasione per riscrivere la mappa del potere.