Usa. Trump fa quadrato su Sessions, ‘è caccia alle streghe’

di Manuel Giannantonio

E’ un nuovo ribaltone quello del dossier sensibile incentrato sui legami tra la campagna elettorale di Donald Trump e la Russia, accusata di essersi immischiata nelle elezioni presidenziali americane.
Il ministro americano della Giustizia, Jeff Sessions, avrebbe sostenuto due conversazioni con l’ambasciatore russo a Washington, in luglio e in settembre, proprio mentre ricopriva il ruolo di consigliere del candidato Donald Trump e di senatore dell’Alabama, come rivelato il primo marzo dal quotidiano della capitale federale Washington Post, che si è appoggiato su fonti interne del dipartimento della Giustizia. Tuttavia non ha evocato questi incontri sui possibili contatti tra i membri della campagna elettorale di “The Donald” e ufficiali russi.
Queste rivelazioni hanno spinto i democratici del Congresso a chiedere nuovamente le dimissioni di Jeff Sessions. In quanto ministro della Giustizia ha effettivamente autorità sull’FBI, che dirige questa inchiesta. Nancy Pelosi, capo dei democratici presso la Camera dei rappresentanti, ha ugualmente chiesto le sue dimissioni.
Le circostanze delle sue conversazioni con l’ambasciatore della Russia restano avvolte dal dubbio. Alcuni funzionari del ministero hanno indicato al Washington Post che Jeff Sessions avrebbe incontrato Sergey Kisliyak quando era in carica come rappresentante della campagna di Trump.
Il portavoce del ministero ha sottolineato che è stato interrogato al Senato sui contatti con la Russia e il team di campagna elettorale di Trump e non sugli incontri con il senatore.
Il New York Times rivela che dei responsabili dell’amministrazione Obama si sono sforzati, prima dell’uscita di scena del presidente afroamericano, di disseminare più informazioni possibili sul tentativo russo di influenzare l’elezione presidenziale americana.
Tuttavia il presidente Usa Donald Trump non c’è stato alla mara di fango e di sospetti che ha investito un altro dei suoi segretari, per cui ha denunciato “una totale caccia alle streghe” nei confronti di Sessions, il quale “è un uomo onesto”. Ha quindi accusato il partito democratico di “avere perso il senso della realtà”.
Per Trump quello che sarebbe poi diventato ministro della Giustizia “chiaramente non ha intenzionalmente incontrato l’ambasciatore russo, per cui non ha detto nulla di sbagliato”.“Tutta questa storia – ha aggiunto – è un modo per non perdere la faccia per i democratici che sono stati sconfitti in un’elezione che tutti pensavano che dovevano vincere”. “La vera storia è che esiste una fuga illegale di informazioni classificate e di altre informazioni”, ha concluso.