Usa. Trump giura, ‘potere al popolo!’

di Enrico Oliari –

Il presidente Usa Donald Trump ha preso ieri sera il suo posto alla Casa Bianca nel quadro della tradizionale cornice pomposa e allo stesso tempo fra le proteste, tenute opportunamente a distanza, di numerosi contestatori.
Trump nel suo discorso non ha voluto essere il miliardario, il tycoon che ha preso il potere per sistemare da imprenditore gli Usa, bensì ha messo la veste dell’uomo del popolo, “uno di noi”, che gli si possa credere o meno.
“Questo – ha affermato – non è un normale passaggio di consegne da un presidente a un altro. Oggi il potere passa a voi, al popolo”, “dopo anni in cui il potere ha protetto se stesso e non i cittadini americani”. “Questo giorno – ha insistito – sarà ricordato come quello in cui il popolo è tornato nuovamente a governare, gli uomini e le donne non saranno più dimenticati”. “Da oggi sarà America first, e le decisioni su commercio, tasse, immigrazione e affari esteri saranno fatte per i lavoratori e per le famiglie americane: dobbiamo proteggere i nostri confini dai saccheggi di altri Paesi che distruggono la nostra occupazione”: “da oggi ci saranno due regole da seguire: comprare americano e assumere americano“.
Se non fosse la circostanza, il momento, sembrerebbe di essere tornati in campagna elettorale, con slogan che il 45mo presidente Usa sarà chiamato a tramutare in realtà nonostante non basti una parola per cancellare, ad esempio, i trattati di libero scambio messi in piedi dalle amministrazioni precedenti.
D’altro canto gli Usa non sono solo i grattacieli di New York, le luci di Dallas o quei volti sorridenti su fisici slanciati che ci passano i film di Hollywood. Sono fatti anche e forse soprattutto da quella classe media ed operaia che più ha sofferto la delocalizzazione, dagli abitanti di quelle piccole città misconosciute che più delle grandi città sentono il peso di una globalizzazione selvaggia, profetizzata come una virtù a Davos dal presidente cinese, il “comunista” Xi Jinping.
Sono loro, gli statunitensi delle classi operaia e medio-bassa che hanno scelto di fidarsi della visione del mondo di Trump a discapito dell’establishment, cioè di Hillary Clinton.
Trump avrà quattro anni di tempo per dimostrare che i suoi sono fatti e non parole.
Manifestazioni pro e contro Trump si sono svolte in diverse città, in particolare a New York e a Washington, dove si sono registrati scontri, vetrine distrutte e auto incendiate. Nella capitale, nei pressi dell’edificio del National Press Club, dove si teneva uno degli eventi legati all’insediamento, manifestanti contro Trump sono venuti alle mani con i sostenitori, incidenti risoltisi a fatica con l’intervento della polizia. Almeno 200 gli arresti.