Usa. Web tax: sospesi i dazi all’Italia e a altri 5 paesi

di Guido Keller –

L’amministrazione Biden ha deciso di sospendere i dazi per le importazioni di merci e servizi da Italia, Regno Unito, Austria, India, Spagna e Turchia. Si tratterà, come ha puntualizzato rappresentante per il Commercio statunitense Katherine Tai, di uno stop alla sovrattassa di sei mesi al fine di consentire la ricerca di una “soluzione multilaterale a una serie di questioni chiave relative alla tassazione internazionale”.
I dazi erano la risposta dell’allora presidente Donald Trump alla decisione di introdurre a partire al 1 gennaio 2020 la “Web tax” nei confronti di colossi come Google, Apple e Facebook, che fanno affari miliardari in Italia e negli altri paesi ma che pagano tasse irrisorie in quanto hanno la loro sede legale negli Usa.
Era stato il Parlamento europeo nel dicembre 2018 a chiedere che venisse aggiunto all’elenco dei servizi che possono essere considerati entrate fiscali la fornitura di “contenuti su un’interfaccia digitale come video, audio, giochi o testi che utilizzano un’interfaccia digitale”. Per il governo il 3% sui ricavi ottenuti dagli over the top della Silicon Valley in Italia si sarebbero tradotti in oltre 700 milioni di euro per l’erario, ma la risposta del presidente Usa era arrivata con una nuova lenzuolata di imposte sulle merci.
Il Trump dell'”America first” e della guerra commerciale con la Cina sperava probabilmente di portare anche l’Unione Europea in un conflitto fatto di sovrattasse, anche perché già pochi mesi prima aveva introdotto dazi nei confronti di Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna come reazione agli aiuti pubblici alla Airbus, primo concorrente della statunitense Boeing.
Era stata la Francia, con una legislazione simile a quella italiana, a far partire la Web tax, e subito dagli Usa si era parlato di “protezionismo” e di una tassa “discriminatoria”, per cui l’ufficio dell’allora rappresentante del Commercio aveva chiesto a Trump l’introduzione di dazi nei confronti della Francia per un valore di 2,4 miliardi di dollari con punte del 100% sui formaggi. Da canto suo la Francia aveva denunciato l’immobilismo degli Usa circa l’impegno a risolvere in ambito Ocse la disparità di trattamento riservata ai colossi digital, e il ministro dell’Economia Bruno Le Maire aveva affermato su France Inter che “mai, mai e poi mai rinunceremo ad imporre una tassazione equa sui giganti del web”. Anche perché i big di internet non pagavano le tasse, mentre le aziende comuni erano tenute a farlo.
I dazi non invengono mai a nessuno, anche perché richiamano contro dazi. E difatti mentre Trump metteva ostacoli alla libera circolazione delle merci, l’Unione Europea stringeva accordi di libero scambio con altri paesi, ultimo il Giappone con l’eliminazione delle tariffe doganali sul 99% dei prodotti e servizi.
Come hanno osservato diversi analisti, la politica di Trump vedeva solo i benefici immediati e non i danni futuri: tra due auto di ottima qualità perché comprare quella più cara? Probabilmente per questo Tai vuole tentare la via del dialogo, magari in chiave Ocse.