di Notizie Geopolitiche –
Secondo il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, la colpa della crisi economica che da anni flagella il suo paese sarebbe di presunti agenti segreti statunitensi infiltrati nel suo stesso governo, i quali avrebbero corrotto uomini chiave al fine di prendere decisioni “che danneggiassero il popolo”.
Stando alle dichiarazioni di Maduro ci sarebbe una fitta rete di mafie internazionali, tutte guidate dalla mano di Washington, le quali avrebbero accumulato grandi quantità di cartamoneta al fine di usarla come arma contro l’economia del paese sudamericano e compiere quello che il leader venezuelano ha definito “un golpe economico”.
Questa situazione aveva pochi giorni fa indotto Maduro ad ordinare il ritiro entro tre giorni di tutte le banconote da 100 bolivar, il taglio più alto in circolazione ed equivalente a circa 4 centesimi di euro, al fine di tramutare in carta straccia (benché grossomodo lo siano già) le tonnellate di valuta che sarebbero stipate in magazzini situati nella confinante Colombia ma anche nella lontana Europa, in paesi come la Germania, salvo poi fare marcia indietro e mantenerle in corso fino al 2 gennaio.
Anche se le accuse rivolte agli Stati Uniti da Maduro fossero realtà (e sono ben lontane dall’essere confermate), il fatto che il paese con le più grandi riserve petrolifere al mondo, superiori anche a quelle dell’Arabia Saudita, sia allo stesso tempo il più disastrato di tutto il continente americano è anche possibile che le cause della crisi economica in Venezuela siano altre: il crollo del prezzo del greggio, deciso dall’Opec sotto la spinta degli Usa per danneggiare la Russia (ed in parte Caracas), ma anche il fatto che lo stesso Maduro non sia forse il migliore statista che un paese possa desiderare.