di Paolo Menchi –
Mancano ormai pochi giorni alle elezioni presidenziali del Venezuela, in programma il prossimo 28 luglio, e la tensione nel paese è a livelli altissimi, viste le paure contrapposte dei due schieramenti.
Se da una parte Nicolas Maduro, dopo 25 anni di dominio del chavismo, teme di perdere il comando, dall’altra l’opposizione, data per favoritissima, teme brogli e colpi di mano da parte del presidente uscente.
Gli ultimi sondaggi danno il candidato delle opposizioni Edmundo González Urrutia vincente con il 62% dei consensi, contro il 28% di Nicolas Maduro, una differenza di oltre il 30% che: in una situazione normale farebbe dormire sonni tranquilli al favorito ma invece fa temere ancora di più iniziative estreme da parte del governo.
Nelle scorse settimane Juan Carlos Delpino, uno dei membri del Consejo Nacional Electoral (CNE), organismo che dovrebbe essere l’arbitro elettorale, ha rivelato che la decisione di escludere l’Unione Europea dal ruolo di osservatore durante le elezioni è stata una iniziativa presa, in modo illegale, autonomamente e senza convocare una riunione per votare, dal presidente del CNE, Elvis Amoroso, ritenuto molto vicino a Nicolas Maduro.
Un fatto gravissimo che getta pesanti ombre sulla regolarità del voto.
Cosi come è sembrata strana la richiesta di Maduro di riallacciare le relazioni con gli Stati Uniti, con la mediazione del Qatar, a meno di un mese dalle elezioni, ma decisamente più preoccupante è il discorso pronunciato dal presidente in occasione della parata militare organizzata per la festa della “Independencia y de la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB)”, nel corso del quale ha giurato all’esercito, fino ad ora sempre schieratosi dalla sua parte, che non lascerà il bastone del comando.
Dichiarazione piuttosto preoccupante, visto che viene fatta di fronte ai militari come fosse una sorta di richiesta di aiuto per mantenere il potere anche con la forza.
Paradossalmente la cosa che può tranquillizzare l’opposizione sono i pesantissimi attacchi gratuiti e senza sfondo politico che Maduro riserva ai suoi leader, accusandoli genericamente di essere corrotti (senza indicare dettagli) e definiti “due vecchi decrepiti”, riferendosi a Gonzalez e alla Machado.
Quando un presidente arriva all’insulto gratuito significa che ha almeno un po’ di paura di perdere.