Venezuela. (Farsa) elezioni: Maduro rieletto, continuarà a governare. Inflazione al 13mila per cento

di Enrico Oliari –

Il Venezuela ha riconfermato con una bassissima affluenza (46%) alla presidenza del paese Nicolas Maduro, un esito scontato per quelle che da più parti sono indicate come elezioni farsa. Non solo perché si è parlato di brogli, ma perché le opposizioni, quelle vere, non partecipano alla tornata elettorale; infatti diversi leader sono agli arresti o sono fuggiti all’estero, per cui l’ultraliberista Henri Falcon e il pastore evangelico Javier Bertucci sono apparsi più come competitori di plastica che interpreti di un’alternativa seria.
Inoltre già ora si sa che gli Usa, l’Ue e quasi tutti i paesi dell’America Latina non riconosceranno il risultato della tornata elettorale in quanto convocata dall’Assemblea nazionale costituente, organo formato solo da sostenitori di Maduro (è presieduto dall’ex ministro degli Esteri Delcy Rodriguez) e soprattutto messo in piedi dopo che il Parlamento, dove fin dalle elezioni del 2015 Maduro non godeva più della maggioranza, è stato esautorato contro ogni regola del diritto e della democrazia. Con la riforma costituzionale e con la rielezione scontata di oggi Maduro conta quindi di aumentare i propri poteri e di continuare a governare a lungo.
Tuttavia il Venezuela di oggi, quello dell’era post-chavista di Maduro, è un paese economicamente disastrato, dove gli investitori esteri non arrivano per il timore di vedersi nazionalizzare le aziende (due settimane fa è stato arrestato l’intero vertice della principale banca privata) e dove per sopravvivere si assalgono i camion che portano i generi alimentari ai negozi, dove chi può fugge nei paesi confinanti e dove le proteste sono represse dai “colectivos”, miliziani paramilitari sostenitori di Maduro che si sono distinti per l’efferatezza.
Da tempo l’agenzia di rating Standard & Poors ha dichiarato il Venezuela in default parziale, ma a lasciare di stucco sono i dati dell’inflazione, oggi data intorno al 13mila per cento, la contrazione del pil del 15% e gli stipendi che non arrivano ai due euro al mese, tutte cose che rendono fiorente la corruzione, il mercato nero e la criminalità. La corrente elettrica non è garantita nell’arco della giornata e gli uffici pubblici, comprese le scuole, funzionano solo alcuni giorni della settimana in quanto non ci sono soldi per pagare i dipendenti pubblici.
Una situazione di cui Maduro ritiene nella sua retorica infuocata responsabili gli Usa, ma in realtà siamo davanti al fallimento di una dittatura a causa di una classe dirigente incapace e inconcludente, evidentemente interessata solo a mantenere il potere.
Una possibile boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dall’aumento in atto del prezzo del petrolio, di cui il Venezuela è un importante produttore (è membro Opec), ma è da vedere il grado di fiducia che Maduro riuscirà a ricavare tra i mercati internazionali e le realtà istituzionali del pianeta, oggi a livelli minimi.