Venezuela. I problemi dell’immigrazione venezuelana in America Latina

di Alberto Galvi

Con l’inizio della crisi economica del 2014 circa 4 milioni di persone hanno lasciato il Venezuela dalla fine del 2015. Molti di loro si sono trasferiti in altri paesi dell’America Latina come la Colombia il Perù, il Cile, l’Ecuador, il Brasile, l’Argentina e la Bolivia.
In Colombia sul suo territorio ci sono 1,4 milioni di migranti venezuelani, e anche se il paese ha optato per una politica di solidarietà, questo però non è bastato a soddisfare le esigenze di una popolazione così elevata, a causa delle pregresse carenze strutturali dello Stato.
La maggior parte dei migranti provenienti dal Venezuela si trova nel paese confinante in una situazione di regolarità, altri sono titolari del PEP (Permiso Especial de Permanencia), che consente ai migranti di accedere ad una serie di servizi come la salute, l’istruzione, il lavoro e la tutela dei minori. Circa 700 mila di loro si trovano in una situazione di irregolarità, e molti di loro finiscono nel giro della prostituzione, specialmente di quella femminile.
L’aumento delle prostitute venezuelane negli ultimi anni in Colombia, ha raggiunto un numero tale che una donna su 3 proveniente da quel paese è impegnata in quella attività, e considerano la prostituzione come l’opzione più redditizia per sopravvivere. Inoltre di queste donne, una su 10 ha subito nello Stato confinante una violenza fisica e sessuale da parte dei clienti.
L’immigrazione in Ecuador ha imposto ai venezuelani di entrare nel paese con l’obbligo del visto, dopo che la sua richiesta ha drasticamente ridotto il numero di ingresso dei migranti. Il rilascio del visto per gli stranieri che desiderano entrare in Ecuador, è messo in discussione dall’autorità per l’immigrazione colombiana. La misura è descritta come una restrizione che riguarda le comunità di accoglienza, e altera la libera circolazione delle persone.
In Perù i cittadini provenienti dal Venezuela presenti sul territorio sono circa 850 mila. Il paese andino è il secondo Stato con il maggior numero di immigrati provenienti da quella nazione dopo la Colombia. Per una immigrazione ordinata e sicura il governo Vizcarra richiede ai migranti un passaporto e un visto umanitario per entrare nei suoi confini.
Quest’anno più di 140 mila venezuelani sono entrati in Perù chiedendo lo status di rifugiato, mentre finora hanno richiesto il PTP (Permiso Temporal de Permanencia) 486 mila persone. Questo permesso speciale può essere utilizzato solo dai migranti che sono entrati in Perù fino al 31 ottobre 2018.
Il Brasile è attualmente la destinazione di quasi 168 mila venezuelani, e si stima che questo numero aumenterà fino a 175 mila entro la fine del 2019. Al confine settentrionale del Brasile, c’è ancora bisogno di alloggi e scuole per i bambini e adolescenti provenienti dal Venezuela, che rappresentano quasi la metà degli sfollati presenti in questa nazione.
Alleato del governo di Nicolás Maduro è la Bolivia di Morales, ma nonostante ciò, il paese andino non facilita l’ingresso dei cittadini in quello Stato. Fin ad ora il paese andino è sempre stata sempre per i migranti un territorio di passaggio, mai di destinazione, anche perché la Bolivia è una delle nazioni più povere dell’America Latina.
In Cile serve un visto turistico ai migranti, per l’ingresso nel paese. In circa 3 anni 288 mila cittadini provenienti dal Venezuela sono arrivati nella nazione sudamericana, facendola diventare la loro terza destinazione, dietro la Colombia e il Perù.
Lo scorso anno, questo stesso visto turistico era stato istituito per i migranti provenienti da Haiti. Il grosso problema nella gestione dei migranti venezuelani è quando vengono bloccati al confine tra Cile e Perù. Il loro destino diventa incerto alla frontiera, poiché oltre a dover ottenere un permesso turistico per il Cile, devono prima procurarsi un visto umanitario in Perù.
L’Argentina è la quarta destinazione dei migranti provenienti dal Venezuela. Sono circa 650 mila, e si sono stabiliti in Argentina per sfuggire alla crisi, anche se adesso la situazione economica del paese sudamericano non è delle migliori per via della restituzione di un cospicuo prestito che lo Stato deve ridare all’IMF (International Monetary Found).
Sul problema dei migranti le delegazioni dell’Ecuador, del Perù e del Cile nei giorni scorsi hanno deciso, durante una riunione a Quito, di scambiarsi informazioni per una migliore gestione dei flussi migratori nella regione. Per gestire una immigrazione sicura e ordinata le delegazioni dei 3 paesi hanno concordato di creare un gruppo tecnico di lavoro.
Inoltre sarà installato a Lima dai governi di Perù e di Cile un centro di documentazione IOM (International Organization for Migration), per un miglior scambio di informazioni a cui è stato invitato a partecipare anche l’Ecuador. Inoltre, saranno promossi a Caracas cicli di incontri tra i consoli dei 3 paesi, per condividere informazioni ed esperienze.
La crisi venezuelana è molto complessa, il presidente Maduro ha incolpato gli Stati Uniti dei problemi economici del suo paese per le sanzioni statunitensi, provocando un fenomeno migratorio di enorme portata nella regione. Le misure restrittive annunciate in questi giorni non impediranno la migrazione, ma aumenteranno la vulnerabilità di queste persone.