Venezuela. La Costituente esautora il parlamento. L’ex procuratore, ‘Maduro corrotto, ho le prove’

di Daniele Priori –

Il parlamento del Venezuela, dove fin dalle elezioni del 2015 il presidente Nicolas Maduro non gode più della maggioranza, è stato esautorato dall’Assemblea costituente insediatasi il 4 agosto, di fatto composta quasi completamente da sostenitori di Maduro e presieduta dalla fedelissima ex ministra degli Esteri Delcy Rodriguez.
Dopo l’approvazione del provvedimento Rodriguez ha invitato i membri del parlamento a presentarsi al palazzo dell’Assemblea per sottoscrivere quanto approvato dai costituenti, ma nessuno dei deputati si è presentato all’appuntamento facendo sapere che “non compariremo davanti alla fraudolenta assemblea nazionale costituente e non avalleremo una chiara violazione della Costituzione del 1999”.
Rodruguez ha così emesso un provvedimento con il quale è stata stabilita la provvisoria “convivenza” dei due organismi, l’Assemblea nazionale e il parlamento, ma di fatto quest’ultimo è stato relegato a mero luogo di dibattito, con il potere legislativo che è passato all’Assemblea fedele al presidente.
Già in marzo Maduro aveva tentato di avvocate a sé i poteri del parlamento servendosi dell’allora suo migliore alleato, il Tribunale supremo (ex Corte suprema) la cui Sala costituzionale è formata da 7 giudici eletti dall’Assemblea parlamentare della legislatura precedente, cioè favorevoli a Maduro, ma poi l’iniziativa era saltata per le molte proteste sia interne che esterne. D‘altro caldo nell’ottobre 2016 era stato il parlamento di Caracas ad approvare (solo 11 i contrari) una risoluzione che prevedeva l’avvio del processo di impeachment nei confronti del presidente volto a valutare le responsabilità penali di Maduro, nonché le omissioni che hanno gettato il paese nel disastro economico.
Il marasma istituzionale che si è venuto a creare in Venezuela è tuttavia destinato a complicarsi ulteriormente, e non solo perché difficilmente i deputati democraticamente eletti accetteranno di essere messi da parte: l’ormai ex procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz, nota per le sue posizioni contro Maduro e negli ultimi giorni braccata dalla polizia, è riuscita a fuggire insieme a suo marito, il parlamentare German Ferrer, con una barca in Colombia, dove ha chiesto asilo politico e soprattutto ha fatto sapere di avere le prove del “coinvolgimento di Nicolas Maduro e del suo entourage” nell’affaire “Odebrecht”. Si tratta del colosso delle costruzioni brasiliano con commesse per lavori pubblici in diversi paesi dell’America Latina, già al centro di maxi-scandali che hanno fatto cadere personaggi illustri e scattare le manette ai polsi persino dell’ex presidente brasiliano Lula.
Intanto la situazione nel paese rimane gravissima, 130 morti per gli scontri da aprile tra manifestanti e polizia e oltre 5mila oppositori finiti agli arresti. Ad essere tuttavia contro Maduro non ci sono solo le opposizioni, poiché la situazione economica nel paese è diventata esasperante: c’è ormai penuria di generi alimentari e di medicinali, il mercato nero ha prezzi inaccessibili e capita spesso che i negozi di generi alimentari e i mezzi che li riforniscano vengano presi d’assalto. La corrente elettrica è razionata da mesi, gli uffici pubblici funzionano a singhiozzo, mentre l’infrazione galoppa al 700%, ma secondo esperti del Fmi potrebbe arrivare entro la fine dell’anno al 1.600%.

Luisa Ortega Rodriguez. (Foto Twitter).