Venezuela. Operazioni per trasformare la cooperazione con la Russia in partnership strategica

di Giuseppe Gagliano

Nei giorni scorsi vi è stato un incontro a Caracas tra il vice-ministro venezuelano per Europa e Nord America, Andrea Corao, e l’ambasciatore russo Sergey Melik-Bagdasarov, evento che ha confermato una tendenza che va oltre la consueta cooperazione tra Venezuela e Russia per trasformarsi in una vera e propria partnership strategica.
Non si tratta solo di economia, ma di una sfida geopolitica più ampia. Mentre Washington e Bruxelles cercano di isolare il governo di Nicolás Maduro, Mosca si inserisce con forza nello scacchiere latinoamericano, costruendo un rapporto che va ben oltre il semplice scambio commerciale.
Il petrolio è il pilastro dell’economia venezuelana e un asset strategico su cui la Russia ha deciso di investire con determinazione. Le grandi riserve di PDVSA, la compagnia petrolifera statale venezuelana, sono una risorsa fondamentale per Mosca, che attraverso Rosneft ha stretto accordi di collaborazione per lo sfruttamento dei giacimenti locali.
Questa alleanza energetica non è solo una boccata d’ossigeno per Caracas, strangolata dalle sanzioni occidentali, ma un chiaro segnale della proiezione di potenza russa in America Latina. Mosca si ritaglia un ruolo centrale in un settore chiave, offrendo un’alternativa ai mercati occidentali e rafforzando la sua capacità di pressione nei confronti di Washington.
L’obiettivo? Creare un circuito economico autonomo, aggirando il sistema finanziario dominato dagli Stati Uniti e consolidando una rete di partner disposti a sfidare l’ordine globale imposto dall’occidente.
Oltre all’energia, Russia e Venezuela stanno rafforzando la cooperazione in turismo, cultura e istruzione. Può sembrare secondario rispetto agli interessi strategici, ma in realtà è un passaggio chiave: costruire un’alleanza duratura non significa solo firmare contratti, ma creare legami culturali e politici che sopravvivano ai cambi di governo e alle crisi economiche.
Mosca e Caracas condividono una visione comune della politica internazionale, basata sulla contestazione del dominio occidentale. La cosiddetta “Diplomazia Bolivariana della Pace”, promossa da Maduro, non è altro che il tentativo di consolidare un asse tra i Paesi che si oppongono alle politiche di Washington.
In questo schema la Russia assume un ruolo centrale: fornisce supporto diplomatico, strumenti economici alternativi e una copertura politica fondamentale per resistere alle pressioni esterne. Un’operazione ben studiata, che ricalca la strategia russa già vista in Siria, Iran e in alcune aree dell’Africa.
L’interesse russo per il Venezuela non è una semplice questione di investimenti. Si tratta di una sfida diretta all’egemonia statunitense nella regione. Mosca, con un approccio graduale ma costante, sta costruendo una presenza strategica nel cortile di casa di Washington.
L’alleanza con Caracas le consente di avere un punto d’appoggio nel cuore del continente latinoamericano, creando una zona d’influenza alternativa a quella dominata dagli USA. È un processo che va avanti da anni, con forniture di armamenti, accordi commerciali e una presenza diplomatica sempre più forte.
L’occidente osserva con crescente preoccupazione questa dinamica. Gli Stati Uniti vedono nell’espansione russa un tentativo di replicare in America Latina ciò che Mosca sta facendo in altre aree del mondo: costruire un asse anti-occidentale in grado di sfidare l’ordine globale.
Washington teme che la Russia possa utilizzare il Venezuela come hub strategico, ampliando la propria presenza anche in altri Paesi della regione. Un’ipotesi che preoccupa non solo gli Stati Uniti, ma anche i governi più allineati con l’Occidente, come Colombia e Brasile.
Dall’altra parte la Russia gioca con abilità la sua partita. Il messaggio di Mosca è chiaro: se gli Stati Uniti e la NATO possono espandersi ai confini della Russia, allora anche la Russia può fare lo stesso nei pressi degli Stati Uniti. Una ritorsione perfettamente in linea con la logica del Cremlino, che considera la competizione globale un gioco a somma zero.
Il rafforzamento dell’asse Russia-Venezuela non è solo una questione economica, ma un passaggio chiave nella ridefinizione dell’ordine globale. Mosca sta consolidando la sua presenza in un’area tradizionalmente sotto il controllo statunitense, sfidando apertamente Washington e creando nuove linee di frattura nella geopolitica mondiale.
Se questa strategia avrà successo dipenderà da vari fattori: la tenuta del regime di Maduro, la capacità degli Stati Uniti di rispondere efficacemente e l’evoluzione del contesto internazionale.
Quel che è certo è che la partita è tutt’altro che chiusa. Il mondo multipolare che molti evocano non è un’ipotesi futuribile: è una realtà che si sta costruendo sotto i nostri occhi, pezzo dopo pezzo, alleanza dopo alleanza. E il Venezuela, oggi, ne è uno degli snodi centrali.