Venezuela. Paese in ginocchio, ma Londra non vuole restituire il suo oro

di C. Alessandro Mauceri

Il Venezuela è tra i paesi più sorprendenti. Da un lato l’economia del paese è devastata, il tasso di povertà è impressionante, l’economia rischia il collasso e i problemi sociali sono spaventosi, mentre dall’altro dispone le maggiori riserve di petrolio al mondo. In assoluto. Una ricchezza che ha permesso ad altri paesi di assumere un ruolo primario a livello globale (si pensi a molti paesi arabi), ma che al Venezuela non è bastata. Da anni la popolazione venezuelana vive in condizioni di povertà e i tassi di inflazione impressionanti non fanno che peggiorare la situazione giorno dopo giorno. Solo pochi anni fa nel paese c’è stato un tentativo di colpo di stato.
Per questo motivo nel 2018 il governo del Venezuela ha chiesto formalmente al Regno Unito di riavere le proprie riserve auree depositate nei caveau, più di 32 tonnellate di oro per un valore superiore al miliardo di dollari. Ma il governo britannico ha rifiutato di restituire l’oro al Venezuela, e nel 2019 il governo Maduro ha presentato una nuova richiesta. Anche questa respinta, e da allora si è andati avanti a colpi di sentenze.
Fino a poche settimane fa, quando l’Alta corte di giustizia dell’Inghilterra e del Galles ha negato definitivamente la richiesta del Venezuela affermando che non appartengono al presidente ma al popolo venezuelano, e per il Regno Unito Maduro non sarebbe il presidente del Venezuela.
Nel 201, il Venezuela fu oggetto di quello che molti considerarono un tentativo di colpo di stato fomentato da alcuni paesi stranieri interessati ad assumere il controllo delle risorse petrolifere venezuelane. Grazie al sostegno di questi paesi, Juan Guaidò venne eletto presidente dell’Assemblea nazionale, ma il Parlamento venezuelano venne esautorato dal Tribunale supremo di giustizia.
Il tentativo fallì e Maduro venne riconfermato presidente grazie anche al sostegno sia dell’Assemblea nazionale costituente che della Corte suprema. Ciò nonostante nel corso di una manifestazione contro l’esecutivo Maduro, Guaidó giurò sulla Costituzione autoproclamandosi presidente pro tempore del Venezuela, in base all’articolo 233 della Costituzione.
A riconoscere Guaidò presidente del Venezuela furono pochi paesi Stati Uniti, Francia, Canada, Brasile, Colombia, Paraguay, Argentina, Perù, Ecuador, Cile, Guatemala, Costa Rica e il Regno Unito. Tutti gli altri, tra i quali Russia, Cina, Messico, Cuba, Bolivia, Uruguay, Turchia, Nicaragua ed El Salvador riconobbero presidente legittimo Nicolas Maduro. Ma alcuni a condizione che organizzasse nuove elezioni entro breve periodo.
Il 28 marzo 2019 il governo Maduro revocò a Guaidó l’incarico di presidente dell’Assemblea nazionale, inabilitandolo per 15 anni dall’esercitare un qualsiasi incarico pubblico. Una decisione che Guaidó non ha mai riconosciuto, ritenendola illegittima ed incostituzionale.
Ora il Regno Unito ha rifiutato di restituire al Venezuela il suo oro proprio sulla base di questa decisione, e la giudice Sara Cockerill ha dichiarato che le decisioni della Corte suprema venezuelana non hanno valore sulla legislazione britannica trattandosi di un organo composto da magistrati fedeli a Maduro. Per Guaidó la decisione del Regno Unito di impedire alla dittatura di Maduro di mettere le mani sull’oro venezuelano “rappresenta un ulteriore passo nel processo di protezione delle riserve internazionali dell’oro del Venezuela, in favore del popolo venezuelano e del suo futuro”.
Di parere opposto la vicepresidente del Venezuela, Delcy Rodriguez: la Gran Bretagna “vuole imporre una propria visione del mondo”, danneggiando il popolo venezuelano e favorendo “la banda di delinquenti” guidata da Guaidó. “È una decisione che colpisce il patrimonio dei venezuelani”.
La Rodríguez ha sottolineato che il tribunale britannico ha utilizzato parametri che non fanno parte di un controllo giudiziario e rispondono agli interessi dell’ultradestra venezuelana. E ha annunciato che la Banca Centrale del Venezuela farà ricorso contro la sentenza. “La decisione di oggi è una decisione insolita da parte di un tribunale britannico, che è sottoposto, subordinato, imbavagliato alle decisioni della corona britannica, decisioni che non corrispondono ad alcun controllo giudiziario”, ha affermato la Rodriguez. Inoltre, ha assicurato che il governo guidato dal presidente Maduro continuerà a difendere il patrimonio venezuelano. “La BCV ha fissato la sua posizione e utilizzerà tutti i canali legali corrispondenti. Il presidente Nicolas Maduro ha in mano una prova convincente che verrà mostrata nei prossimi giorni”, ha dichiarato la Rodriguez. Il governo britannico è stato quindi invitato a rettificare e a non continuare con “questa farsa” dell’ex deputato Juan Guaidó presentato come “il presidente di un paese. Non lo è e non lo sarà mai! Il popolo venezuelano lo sa e lui non gode del loro sostegno”, ha rimarcato la vicepresidente venezuelana.
La Rodríguez ha anche sottolineato che questo modo di agire è contrario al diritto internazionale e al sistema internazionale degli investimenti. Per questo motivo la BCV si rivolgerà a tutti gli organismi internazionali contro “questa decisione terribile, disastrosa, inusuale e azzardata”. Il timore è che le banche centrali di altri Paesi agiscano in modo analogo.
Intanto in Venezuela la situazione continua a peggiorare: oltre il 94% della popolazione vive in condizioni di povertà e in soli otto anni il reddito nazionale è passato da 90 miliardi di dollari a circa 5. Una situazione cui il governo legittimo vorrebbe far fronte (almeno in parte) utilizzando le riserve auree. Risorse che un il tribunale di un paese oltreoceano che ha appena perso il proprio leader si rifiuta di restituire ai legittimi proprietari.