Venezuela. Proteste in tutto il paese, oltre 50 i morti da aprile

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Non si fermano le proteste e le violenze in Venezuela, dove i morti per gli scontri sono ormai oltre 50 da aprile. L’ultimo uno studente di medicina e volontario di 24 a Maracaibo, capitale dello stato di Zulia, dove nelle ultime ore la repressione è stata più violenta anche per la presenza dei “colectivos”, bande di estremisti che sostengono il regime e che attaccano i manifestanti dell’opposizione arrivando a sparare al volto.
Ieri a morire è stato un ragazzo di 15 anni.
Disordini vi sono, oltre che nella capitale Caracas, a San Cristobal e Urena, dove le autorità hanno chiuso il ponte che porta alla città colombiana di Cucuta e sospeso il servizio di autobus.
Le opposizioni continuano a rifiutare il dialogo ed hanno già respinto sia le proposte del governo che la mediazione del Vaticano, in quanto vogliono le dimissioni di Nicolas Maduro, il quale dalle elezioni del 2015 non gode più della maggioranza del parlamento.
Dopo aver tentato di esautorare il parlamento accentrando su di sé i poteri attraverso una sentenza del Tribunale supremo, poi annullata a seguito delle proteste internazionali, Maduro ora intende indire una commissione costituente per riformare la Costituzione, cosa che ha rappresentato la fine di ogni possibilità di dialogo da parte delle opposizioni.
Nel paese c’è ormai penuria di generi alimentari e di medicinali, il mercato nero ha prezzi inaccessibili e capita spesso che i negozi di generi alimentari e i mezzi che li riforniscano vengano presi d’assalto.
La corrente elettrica è razionata da mesi, mentre l’infrazione galoppa al 700%, ma secondo esperti del Fmi potrebbe arrivare entro la fine dell’anno al 1.600%.
Le opposizioni sono decapitate dei loro leader e di Leopoldo Lopez, che sarebbe stato portato nell’ospedale militare della capitale, non si hanno notizie.
Con Maduro c’è l’esercito e il suo peso politico, che lo scorso 17 aprile ha fatto avere al presidente il proprio sostegno “incondizionato”.