Venezuela. Scontri e arresti dopo la vittoria di Maduro. L’opposizione denuncia brogli

di Mariarita Cupersito

Proteste e disordini a Caracas, in Venezuela, all’esito delle elezioni presidenziali, con i primi arresti di manifestanti scesi in strada per contestare la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro, 51% contro il 44% del candidato dell’opposizione Edmundo Gonzales Urrutia. Gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay sono stati espulsi dal regime, che accusa tali Paesi di “interferenza”. L’opposizione contesta il risultato delle elezioni: la leader anti-chavista Maria Corina Machado e l’ex ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia hanno infatti dichiarato di “avere le prove per dimostrare la verità” e di aver vinto “con oltre il 73% dei voti”.
Maduro è stato rieletto per un terzo mandato di sei anni con il 51,2% dei voti espressi, come annunciato dal consiglio elettorale che ha confermato ufficialmente l’esito delle elezioni, dopo una campagna segnata da accuse di intimidazione da parte dell’opposizione e timori di frode. Il presidente dell’organismo elettorale Cne, Elvis Amoroso, ha dichiarato alla stampa che il 44,2% dei voti è andato al candidato dell’opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia, in testa nei sondaggi. L’affluenza alle urne è stata pari al 59%. Il Cne denuncia inoltre “un’aggressione al sistema che ha causato ritardi”. 
Antonio Guterres, capo delle Nazioni Unite, chiede “completa trasparenza” sui risultati del voto in Venezuela, come affermato dal suo portavoce.
“Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l’aggressione, con la minaccia. Non ce l’hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà”, ha dichiarato il presidente Nicolas Maduro, supportato da migliaia di sostenitori concentrati davanti al Palazzo Miraflores. “Chavez vive. Chavez, questo trionfo è tuo”, ha aggiunto.
Maria Corina Machado ha dichiarato che “il nuovo presidente eletto” del Venezuela è l’ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, sebbene il Consiglio elettorale abbia annunciato il trionfo di Maduro. Il procuratore capo Tarek William Saab ha poi annunciato in una conferenza stampa che Machado è sotto indagine per un presunto tentativo di attacco informatico al sistema elettorale al fine di manipolare i risultati delle elezioni.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha espresso “seri dubbi” sul fatto che i risultati delle elezioni presidenziali in Venezuela rappresentino l’effettiva volontà del popolo e ha chiesto un conteggio dei voti “equo e trasparente”. Maduro, nel suo primo intervento dopo la vittoria, ha dichiarato: “Abbiamo subito un attacco massivo hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato, ‘gridare alla frode’. Gente brutta, la gente bella è qui con me”.
Anche Brian Nichols, capo della diplomazia statunitense per l’America Latina, ha manifestato scetticismo sull’esito del voto e sulla dinamica dello spoglio delle schede. “Le autorità elettorali devono garantire trasparenza e accesso a tutti i partiti politici e alla società civile al conteggio dei voti”, ha dichiarato, aggiungendo che “gli elettori venezuelani si sono recati in massa alle urne per esprimere la loro volontà”.
I governi di Argentina, Ecuador, Guatemala, Costa Rica, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, Paraguai e Uruguay stanno manifestando “profonda preoccupazione” in merito allo svolgimento delle elezioni presidenziali venezuelane. Le cancellerie sudamericane chiedono in un comunicato congiunto il “riconteggio dei voti alla presenza di osservatori elettorale indipendenti” e “una riunione urgente del Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati americani, per emettere una risoluzione di salvaguardia della volontà popolare”.