di Paolo Menchi –
Il presidente Usa Donald Trump ha annunciato che avrebbe revocato la licenza concessa dal suo predecessore Joe Biden a favore di Nicolas Maduro, che nel novembre del 2022 aveva permesso alla compagnia petrolifera statunitense Chevron di riprendere le sue operazioni in Venezuela. Il presidente ha giustificato la sua mossa affermando che Caracas non aveva rispettato le garanzie elettorali previste dagli accordi stipulati, e che il governo di Maduro non stava accogliendo con la dovuta tempestività i migranti venezuelani deportati dagli Stati Uniti, che Trump ha definito “criminali violenti”.
Trump ha dichiarato che la revoca della licenza sarebbe entrata in vigore “a partire dal 1 marzo”. Tuttavia, secondo i termini della licenza ancora valida, Chevron avrebbe avuto il permesso di operare in Venezuela fino alla fine di luglio, sei mesi dopo l’ultima proroga concessa a febbraio. Non è chiaro se la decisione di Trump intenda accelerare la cessazione delle operazioni della compagnia petrolifera, il che costituirebbe una violazione dell’accordo in essere.
Il governo venezuelano ha prontamente risposto definendo la decisione “lesiva e incomprensibile”. Delcy Rodríguez, la vicepresidente del paese sudamericano, ha dichiarato che l’annuncio di sanzioni contro Chevron, lungi dal danneggiare il popolo venezuelano, avrebbe in realtà avuto effetti negativi anche sugli Stati Uniti e sulle sue imprese. Rodríguez, che ricopre anche il ruolo di ministra dell’Energia, ha sottolineato che simili azioni avevano contribuito a innescare la fuga di milioni di venezuelani.
Durante il suo primo mandato (2017-2021) Trump aveva imposto numerosi blocchi economici al Venezuela e alla sua compagnia petrolifera nazionale, Petróleos de Venezuela (PDVSA), con l’obiettivo di indebolire il governo di Maduro tagliando la principale fonte di reddito del paese. Le sanzioni erano aumentate progressivamente dopo che Maduro si era autoproclamato vincitore delle elezioni presidenziali del 2018, dichiarate dagli Stati Uniti una “farsa”. Gli esperti sostengono che tali misure abbiano accelerato il collasso dell’economia venezuelana, fortemente dipendente dal petrolio, aggravando la povertà e contribuendo al massiccio esodo di venezuelani.
Tuttavia nel 2022 alcune di queste sanzioni erano state alleggerite dal governo di Joe Biden, il quale cercava di ottenere garanzie per le elezioni politiche che si erano svolte in Venezuela nel luglio scorso, in cui il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) controllato dal chavismo aveva proclamato Maduro vincitore senza presentare prove concrete. Molti osservatori internazionali ritengono che il vero vincitore fosse il candidato dell’opposizione, Edmundo González Urrutia.
La decisione di revocare la licenza a Chevron rappresenta un duro colpo per l’economia venezuelana. Secondo diversi economisti la compagnia petrolifera statunitense era diventata una risorsa cruciale per la ripresa economica del paese, che ha visto il suo prodotto interno lordo (PIL) ridursi di quasi l’80% tra il 2013 e il 2022, uno dei collassi economici più gravi della storia moderna. Il ritorno alle operazioni di Chevron alla fine del 2022 aveva contribuito a una leggera crescita dell’economia.
Asdrúbal Oliveros, direttore della società di consulenza Ecoanalítica, ha spiegato l’importanza della licenza concessa a Chevron per l’economia del Venezuela. “Secondo i nostri calcoli, l’85% delle entrate in valuta estera del Venezuela proviene dalla produzione petrolifera, e di questo, circa il 30% deriva da Chevron”, ha affermato Oliveros. “Chevron è anche responsabile del 40% dei dollari che vengono trasferiti al settore privato per finanziare le importazioni”. Questi dati evidenziano quanto sia cruciale questa licenza per il paese.
Uno dei vantaggi principali per il Venezuela derivanti dalla presenza di Chevron è che i guadagni in valuta estera generati dalla compagnia restano nel paese, venendo reinvestiti nell’economia locale attraverso banche private. Questo ha dato impulso ad altri settori dell’economia. Chevron, infatti, ha ridato vita ai giacimenti petroliferi venezuelani e ha permesso il ritorno di enormi navi mercantili sulle coste del paese. Grazie a questo, la produzione di petrolio è aumentata a poco più di 1 milione di barili al giorno, dopo essere crollata a soli 365.000 nel 2018.
Nonostante questi numeri siano lontani dai 3.120.000 barili giornalieri del 1998, anno precedente all’ascesa al potere dell’ex presidente Hugo Chávez, la ripresa del settore petrolifero è comunque considerata un successo dal governo di Maduro. Il presidente ha recentemente dichiarato che la produzione media mensile di gennaio era di 1.057.000 barili al giorno, con l’obiettivo di arrivare a un milione e mezzo di barili, grazie agli sforzi interni e ai fondi nazionali.
Se Chevron dovesse interrompere le sue operazioni, le conseguenze economiche sarebbero devastanti. “Prevediamo una diminuzione del 40% degli introiti petroliferi, con una riduzione del 25% della produzione”, ha aggiunto Asdrúbal Oliveros. “Questa riduzione porterà inevitabilmente a un’accelerazione dell’inflazione e della svalutazione della moneta”. Un altro vantaggio per il governo di Maduro derivante dalla licenza di Chevron è che il Venezuela riceve metà dei guadagni della compagnia provenienti dal mercato statunitense. Se non si trovasse un nuovo accordo, il paese potrebbe essere costretto a vendere il suo petrolio sul mercato nero, principalmente in Cina, dove i costi di trasporto e le difficoltà legate all’evasione delle sanzioni rendono queste transazioni svantaggiose.
In ogni caso il governo di Maduro ha ancora del tempo per cercare soluzioni alternative per i problemi logistici a medio e lungo termine. Nel breve periodo, c’è una clausola nell’accordo che gli consente di godere di un ulteriore margine di manovra: la “Licenza Generale 41”, che consente a Chevron di proseguire operazioni limitate di estrazione in Venezuela, è valida per sei mesi dalla sua ultima proroga. Questo significa che, nonostante la scadenza della licenza il 1° marzo, le operazioni potrebbero continuare fino al 1° agosto 2025.
Nonostante ciò, le parole di Trump sollevano dubbi sulla stabilità futura dell’accordo. Gli esperti prevedono che la produzione di petrolio del Venezuela stagnerebbe e potrebbe diminuire notevolmente nel corso del prossimo anno, se Chevron dovesse uscire definitivamente dal paese.
Il presidente degli Stati Uniti ha sottolineato che il rinnovo della licenza era strettamente legato alla richiesta di elezioni giuste e libere in Venezuela, un impegno che, secondo Trump, non è stato rispettato dal “regime di Maduro”. Il futuro dell’economia venezuelana potrebbe quindi dipendere non solo dalle dinamiche interne, ma anche dalle negoziazioni internazionali che potrebbero definirsi nei prossimi mesi.