Verso la Guerra Fredda: dagli Usa ancora sanzioni contro la Russia. Lavrov, ‘comunicheremo le nostre’

di Enrico Oliari –

Il clima è quello da Guerra Fredda. E se non lo è poco ci manca, visto che da sanzioni a ripicche (chiamiamole pure contromisure) oggi si è arrivati nientemeno che alla chiusura da parte di Washington di ben tre consolati russi.
Certo, l’escalation delle tensioni diplomatiche smentisce di fatto il Russiagate, e forse è questo lo scopo, ma è palese che di questo passo si vada ben oltre i propositi e si arrivi gradualmente ad una nuova Cortina di Ferro spostata ad est, con una Turchia, paese Nato, che oggi guarda più a Mosca che all’occidente.
Alla fine di luglio il Congresso Usa ha varato nuove sanzioni nei confronti della Russia con 98 voti a favore e 2 contrari al Senato e 419 a 3 alla Camera, un pacchetto di misure che prevedono tecnicamente il blocco del credito concesso alle aziende russe del settore energetico e militare; in altre parole colpiscono importanti progetti energetici dall’Artico all’Azerbaijan, dal Mar Nero al Baltico alla Turchia all’Egitto. Tanto per fare un esempio, il Nord Stream 2, il progettato raddoppiamento di Nord Stream 1 (gas dal Baltico alla Germania), è al 100% di Gazprom (Russia) ma è finanziato da Engie (Francia), Shell (Usa), Omv (Austria) e Uniper (Germania).
Dalle sanzioni introdotte ufficialmente per punire Mosca per la presunta interferenza nelle elezioni presidenziali del 2016, per l’annessione della Crimea e per altre violazioni al diritto internazionale (Siria), si è passati in breve alla risposta di Mosca, cioè alla riduzione di 755 membri del personale diplomatico statunitense operante in Russia, per la maggior parte agenti dei servizi segreti, nonché alla sospensione dell’uso da parte dell’ambasciata di tutti i magazzini in via Dorozhnaia nella capitale e della dacia a Serebrianij Bor. Si noti che già nel 2016 Barak Obama aveva disposto l’espulsione di 35 fra diplomatici e militari russi quale misura per il presunto hackeraggio a danno del comitato elettorale democratico, e che dal 1 settembre opereranno in Russia 455 membri del personale diplomatico, tanti quanti quelli russi negli Usa.
Ed oggi la palla è stata rilanciata da Washington, con la clamorosa chiusura del consolato russo a San Francisco e la riduzione delle strutture dei consolati di Washington e New York, utilizzati dal personale diplomatico statunitense operante negli Usa, anche qui per la maggior parte agenti dei servizi segreti.
A seguito della decisione di Washington il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha chiamato al telefono il collega statunitense Rex Tillerson al quale ha “espresso rammarico per l’escalation della tensione” e ha garantito che a Mosca verranno studiate le nuove sanzioni “dopodiché verranno comunicata le nostre”.

Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson.