World Report 2023

di C. Alessandro Mauceri

“L’ovvia conclusione da trarre dalla litania delle crisi dei diritti umani nel 2022, dagli attacchi deliberati del presidente russo Vladimir Putin contro i civili in Ucraina e dalla prigione a cielo aperto di Xi Jinping per gli uiguri in Cina ai talebani che mettono milioni di afghani a rischio di fame – è che il potere autoritario incontrollato lascia dietro di sé un mare di sofferenza umana”. Sono queste le parole del World Report 2023, l’ultimo rapporto di Human Rights Watch sulle violazioni dei diritti umani in quasi cento paesi. World Report 2023 | Human Rights Watch (hrw.org)
Oltre settecento pagine (!) che dimostrano che il 2022 è stato segnato da un cambiamento radicale nella gestione del potere. Un cambiamento in peggio, ovviamente, con le grandi potenze quasi sempre non all’altezza di tutelare i diritti umani dei propri cittadini. “Abbiamo assistito a leader mondiali che cinicamente si scambiano gli obblighi in materia di diritti umani e la responsabilità per chi viola i diritti umani in cambio di apparenti vittorie politiche a breve termine” si legge nel rapporto.
Un centinaio i paesi eviscerati uno per uno sul tema dei rispetto dei diritti umani. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha monopolizzato l’attenzione del mondo e innescato una corsa alle armi che ha distolto l’attenzione da altre violazioni dei diritti umani non meno gravi. Ad esempio, Unione Europea, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Canada e altri governi hanno imposto sanzioni internazionali senza precedenti contro individui, società e altre entità russe legate al governo di Mosca. Nessuno di loro però ha detto una parola su quanto sta avvenendo in Etiopia: da anni le atrocità da parte di tutte le parti in conflitto hanno ricevuto solo una piccola parte dell’attenzione focalizzata sull’Ucraina, contribuendo a una delle peggiori crisi umanitarie del mondo, ha detto il direttore esecutivo ad interim di HRW, Tirana Hassan.
Allo stesso modo nessuno ha parlato di ciò che avviene in Cina dove il governo si sarebbe responsabile della “detenzione in massa, la tortura e il lavoro forzato di oltre un milione di uiguri e altri musulmani turchi nella regione dello Xinjiang. Sono state necessarie due votazioni per approvare una risoluzione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite sono per discutere il rapporto dell’alto Commissario delle NU per i diritti umani (non a caso al termine del proprio mandato) che terminava dicendo che gli abusi nello Xinjiang potrebbero essere considerati “crimini contro l’umanità”. Ma anche i questa notizia i media non hanno riempito le prime pagine per giorni come è avvenuto per la guerra in Ucraina.
In Iran la morte di Mahsa Amini, 22 anni, sotto la custodia della polizia per non aver indossato correttamente il suo hijab ha scatenato le più grandi proteste di strada nel paese da anni. “Ciò che il 2022 ci ha mostrato è che ci sono crepe nell’armatura autoritaria”, ha detto Hassan. “C’è stata una sollevazione delle persone che hanno espresso il loro impegno, il loro desiderio e la loro richiesta di realizzare i diritti umani”. Ma perché il cambiamento avvenga, gli stati di tutto il mondo devono sostenerli, ha detto.
Elencare tutti gli esempi di violazioni dei diritti umani riportati nel volume pubblicato nei giorni scorsi è quasi impossibile. Molte di queste sono sconosciute anche agli “addetti ai lavori”. In Italia, i governi hanno parlato del tema dei controlli all’immigrazione. Nel febbraio 2023 l’accordo tra Italia e Libia sulla cooperazione in materia di migrazione è stato tacitamente rinnovato per altri tre anni, incurante del risultato della missione d’inchiesta delle Nazioni Unite in Libia che ha confermato che in questo paese, migranti e rifugiati sono esposti al rischio di crimini contro l’umanità. L’attenzione è stata concentrata sulle navi di soccorso delle ONG e sulle leggi per limitarne gli arrivi. Nessuno ha detto che, come confermato dal think tank ISPI, tra agosto 2021 e agosto 2022 solo il 14% delle persone sbarcate in Italia erano state soccorse dalle ONG.
Ancora più importante (e ancora meno diffuso dai media) la violazione dei diritti dei minori. Secondo i ricercatori di Human Rights Watch, il ministero dell’Istruzione italiano non avrebbe agito in base alle segnalazioni secondo le quali i prodotti autorizzati per l’istruzione, durante la pandemia, sorvegliavano (o avevano la capacità di sorvegliare) i bambini online anche al di fuori dell’orario scolastico. Ma non basta. Stando a quanto riportato dal rapporto, uno di questi software avrebbe trasmesso i dati personali dei bambini alle società di pubblicitarie, consentendo loro di tracciare e indirizzare i bambini su Internet!
Quello che emerge dal rapporto è il tentativo spesso maldestro dei vari governi di cercare di giustificare pesanti violazioni dei diritti umani presentandole come “indispensabili per mantenere la stabilità”, il tentativo di giustificare “la loro oppressione e le diffuse violazioni dei diritti umani commesse per raggiungere tale scopo”. Una “stabilità”, guidata dall’infinita ricerca di potere e controllo che, come dice il rapporto, “infetta ed erode ogni pilastro necessario per una società funzionale basata sullo stato di diritto. Il risultato è spesso una corruzione massiccia, un’economia a pezzi e un sistema giudiziario irrimediabilmente partigiano”. Con attivisti e giornalisti indipendenti che spesso finiscono in prigione, vivono nascosti o sono vittime di ritorsioni. O ridotti al silenzio. Come dimostra il fatto che pochi, pochissimi, hanno riportato la notizia della pubblicazione del World Report 2023 da uno dei media nazionali.