Yemen. Gli Usa cambiano strategia: via il sostegno alla coalizione saudita

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A poche settimane dall’iscrizione dei ribelli sciiti houthi nella lista Usa delle organizzazioni terroristiche, il nuovo presidente statunitense Joe Biden ha annunciato l’intenzione di cancellare l’iniziativa di Donald Trump e addirittura di sospendere il sostegno alla coalizione a guida saudita.
Quella degli houthi è infatti un’insurrezione armata, ne’ si registrano azioni terroristiche compiute dagli houthi: la guerra nello Yemen ha preso il via nel gennaio 2015 a seguito del golpe degli houthi dietro al quale vi sarebbe l’Iran, che però nega: per mesi i ribelli avevano chiesto invano alcuni riconoscimenti come l’inserimento di 20mila appartenenti alla minoranza sciita nelle forze armate governative, l’assegnazione di 10 ministeri e l’inclusione nella regione di Azal, di Hajja e dei governatorati di al-Jaw. L’intervento della coalizione a guida saudita e che vede coinvolti Egitto, Sudan, Giordania, Marocco, Bahrain, Qatar e Emirati Arabi Uniti, ha permesso la ripresa di una parte dei territori, in particolare del governatorato di Aden, roccaforte del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, mente la capitale e la zona dei principali impianti petroliferi resta saldamente in mano ai ribelli sciiti, che sostenevano l’ex presidente Ali Abdallah Saleh, ucciso da loro stessi dopo che aveva cercato un compromesso con i sauditi.
La guerra mossa dai sauditi, che bombardano le posizioni houthi senza farsi scrupoli della presenza di civili, ha causato fino ad oggi 200mila morti e 3 milioni di sfollati, ma nel paese è emergenza sanitaria a causa delle epidemie di colera e di coronavirus, oltre che per la penuria alimentare e il difficile accesso ad acqua potabile. L’offensiva saudita fino ad oggi non ha permesso ad Abd Rabbo Mansour Hadi di prendere il controllo del paese, ora diviso in territori in mano ai lealisti, agli oppositori sunniti e per la maggior parte agli houthi.
Stando a fonti ministeriali, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, punterebbe ad un cambio di strategia che consisterebbe nel fare pressioni sull’Iran, ed il portavoce Stephane Dujarric ha reso noto che “La nostra azione è legata interamente alle conseguenze umanitarie della decisione presa dalla vecchia amministrazione, che secondo le Nazioni Unite sta accelerando la peggiore crisi umanitaria del pianeta”. “Lo scopo – ha aggiunto – è un cambio di rotta che sarà di grande aiuto per milioni di yemeniti, che hanno bisogno di assistenza umanitaria e di importazioni commerciali per sopravvivere”.