di Giuseppe Gagliano –
La guerra segreta degli Stati Uniti nello Yemen, orchestrata attraverso l’unità di intelligence congiunta denominata Force 400, rappresenta un oscuro capitolo dell’intervento occidentale in Medio Oriente. Questa operazione, che coinvolge direttamente Stati Uniti e Israele con il supporto degli Emirati Arabi Uniti, si concentra principalmente sul reclutamento di poveri locali come informatori per raccogliere dati cruciali e condurre operazioni di sabotaggio contro le forze yemenite, in particolare quelle di Ansar Allah. Il cuore delle operazioni della Force 400 si trova a Mokha, nel sud-ovest dello Yemen, sotto la guida di Ammar Mohammed Abdullah Saleh al-Ahmar, un ex agente della National Security Agency. La missione principale dell’unità è identificare i siti di lancio di missili e droni, monitorare i movimenti militari e facilitare gli attacchi aerei e navali americani e britannici. Le testimonianze di informatori yemeniti rivelano che l’intelligence raccolta da questi individui, spesso inconsapevoli delle conseguenze delle loro azioni, ha portato alla morte di numerosi civili, come nell’attacco aereo del 31 maggio che ha colpito l’edificio di Radio Hodeidah, causando sedici morti e decine di feriti.
La Force 400 opera in condizioni di estrema segretezza, utilizzando codici e nomi falsi per comunicare informazioni sensibili, che vengono poi trasmesse a ufficiali statunitensi e israeliani per pianificare attacchi mirati. Gli informatori sono addestrati a sfruttare le norme culturali conservatrici dello Yemen per eludere il rilevamento, ad esempio travestendosi da donne per evitare perquisizioni da parte delle forze di sicurezza. Oltre alla raccolta di informazioni, le operazioni di sabotaggio includono l’incendio di veicoli militari e civili per destabilizzare ulteriormente la regione, con l’obiettivo di alimentare disordini e tensioni politiche. L’implicazione diretta di Israele nelle operazioni di Force 400 non è un segreto, con l’occupazione di posizioni strategiche nel sud-ovest dello Yemen e la creazione di centri di intelligence congiunti su isole chiave come Socotra e Mayon, cruciali per monitorare i movimenti navali lungo il Mar Rosso e il Bab el-Mandeb. Il sostegno di Israele alle milizie locali, come il Consiglio di Transizione del Sud e le forze di Tariq Afash, mira a contrastare l’influenza di Ansar Allah e a proteggere le rotte marittime da cui dipende per i commerci internazionali.
Tuttavia l’intromissione straniera nello Yemen, motivata dalla protezione degli interessi israeliani e dalla necessità di contrastare l’ascesa di gruppi anti-occidentali, ha spesso avuto l’effetto opposto, rafforzando la resistenza locale e consolidando il sostegno ad Ansar Allah. Questo movimento, che vede l’intervento occidentale come un’invasione delle potenze imperialiste, è riuscito a intensificare le proprie operazioni contro obiettivi statunitensi e israeliani, estendendo il conflitto non solo al Mar Rosso e al Mar Arabico, ma anche al Mar Mediterraneo, in una dimostrazione di forza e resilienza. Mentre gli sforzi della Force 400 si concentrano sulla soppressione della resistenza yemenita, le conseguenze di queste operazioni potrebbero finire per destabilizzare ulteriormente la regione, inasprendo i sentimenti anti-occidentali e rendendo sempre più difficile una risoluzione pacifica del conflitto.