Turchia. Per la Diyanet vanno bene le spose bambine, Ed ora i muftì celebreranno matrimoni

di C. Alessandro Mauceri

In Turchia la Diyanet, l’autorità religiosa che ha un peso notevole sulle decisioni politiche del paese, ha autorizzato il matrimonio tra adulti e bambine di soli 9 anni (12 anni per i maschietti). Ha così dichiarato lecita la pratica delle spose bambine: “Il matrimonio evita l’adulterio e può essere contratto appena si entra nell’età della pubertà, 9 anni per le donne e 12 anni per gli uomini”, è il precetto apparso sul sito della Diyanet. Secondo l’autorità pubblica per gli affari religiosi è sufficiente che i bambini abbiano raggiuntò l’età della pubertà. Anzi il matrimonio tra un adulto e un adolescente non solo sarebbe consentito, ma giusto e rispettoso della legge dell’Islam. A decidere inoltre, vista l’età, non sarebbe la bambina (o il bambino), ma i genitori.
Uno smacco per l’Obiettivo per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite e in particolare per la misura 5.3, che prevede l’eliminazione del problema delle spose bambine entro il 2030. Una decisione quella della Diyanet avvenuta nel più assoluto silenzio da parte delle organizzazioni internazionali e dei paesi “sviluppati” che con la Turchia continuano a fare affari miliardari.
I numeri delle spose bambine (che nessuno sembra conoscere) sono tremendi: nonostante la legge turca vieti il matrimonio sotto i 17 anni, stime ufficiali parlano di un 15 per cento di spose con meno di 18 anni. Dal 2015 ad oggi le bambine sotto i 16 anni costrette a sposare un uomo scelto dai genitori e molto più grande di loro, sarebbero 181mila. Specie dopo che nei mesi scorsi una legge ha equiparato il matrimonio religioso a quello civile, rendendolo dunque ufficiale e non più simbolico.
In Turchia, dove i valori patriarcali erano e sono forti nella società, spesso le ragazze (a volte ancora bambine) sono costrette ad accettare le decisioni del capofamiglia e rispettare le “tradizioni”. Anche quando queste violano la legge. Nel 2002 l’età minima del matrimonio era stata portata a 17 anni sia per gli uomini che per le donne. Il codice civile consentiva il matrimonio all’età di 16 anni solo in “circostanze eccezionali” e con il consenso del tribunale. Nel novembre 2016 il governo turco aveva adottato un emendamento a un progetto di legge che prevedeva ai perpetratori di violenza sessuale di essere assolti se avessero sposato le loro vittime. Una decisione che aveva destato preoccupazione nella comunità internazionale dato che avrebbe legittimato di fatto il matrimonio con bambini. Nel novembre 2017 il presidente Recep Tayyp Erdogan ha firmato la cosiddetta “legge mufti” che consentirebbe ad alcuni religiosi (approvati dallo Stato) di celebrare matrimoni. Una decisione che, dopo la dichiarazione della Diyanet, non poteva non sollevare nuove polemiche e innalzato notevolmente il rischio che aumentino i matrimoni con spose bambine. Il CHP, il principale partito di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta. Viste le polemiche la Diyanet ha prima rimosso ogni tipo di voce sulla questione e successivamente ha precisato di non approvare le spose bambine.
Ma il problema dei matrimoni con bambini (come segnalato dall’Unicef) potrebbe avere numeri molto maggiori di quanto si pensa a prima vista, dato che la Turchia ha uno scarso sistema di registrazione delle nascite, cosa che consentirebbe alle famiglie di non registrarla alla nascita e, successivamente, di concederla in sposa-bambina senza temere ripercussioni.
A livello global, la realtà è che nonostante le belle parole e le promesse delle autorità nazionali ed internazionali il fenomeno delle spese bambine continua ad essere irrisolto. Non solo in Turchia ma in tutto il mondo. A dirlo sono i numeri: ogni anno le spose al di sotto dei diciotto anni sono 15 milioni! I dati ufficiali parlano di oltre 700 milioni di ragazze e adolescenti e oltre 150 milioni di ragazzi che soffrono per le conseguenze di un matrimonio precoce. Una situazione grave in molti paesi dell’Africa (il primo posto in questa drammatica classifica spetta al Niger seguito dalla Repubblica centro africana) e in Asia (in India secondo l’Unicef il problema riguarderebbe il 47 per cento dei matrimoni sotto i 18 anni, il 15 per cento sotto i 15 anni). Ma anche in alcuni paesi europei dove si sono verificati numerosi casi di bambine portate all’estero per essere concesse in sposa e poi riportate in Europa.
E tutto questo nella più assoluta indifferenza da parte delle organizzazioni internazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite.